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Cinque proposte ACTA per il lavoro autonomo

17 Febbraio 2022 Lavoro

In un periodo in cui sono in cantiere numerose riforme che potranno avere un impatto significativo sui lavoratori, abbiamo voluto dare il nostro contributo come ACTA ed elaborare delle proposte.

Abbiamo esaminato le principali misure recenti: le proposte sul welfare contenute nell’ultima legge finanziaria (maternità, pensioni, ammortizzatori sociali) e come sempre dirette principalmente ai lavoratori dipendenti, la riforma fiscale e infine una proposta specifica per i professionisti autonomi, ma dall’esito molto incerto, per una legge sull’equo compenso.

Accanto all’analisi dei provvedimenti approvati o in discussione, il nostro contributo è principalmente di tipo propositivo, articolato in 5 punti.

Come sempre, portiamo il punto di vista di chi è lavoratore autonomo, non nell’obiettivo di ottenere vantaggi corporativi, ma nella ricerca di soluzioni che siano adeguate a un mercato del lavoro che è profondamente cambiato, che permettano l’adattamento del sistema di welfare e del diritto del lavoro ai sempre più numerosi lavoratori non dipendenti, oltre che condizioni di maggiore equità nei compensi e nell’imposizione fiscale.

Il fil rouge che lega le diverse proposte ACTA è la riduzione delle disparità tra lavoratori.

1. Pensioni. L’obiettivo perseguito è la parificazione delle regole del pensionamento, attualmente discriminatorie nei confronti dei lavoratori autonomi, e la tutela di chi è interamente nel sistema contributivo, che non può contare su una pensione minima e che sconterà con pensioni misere i periodi di discontinuità lavorativa.

2. Maternità. Propone misure per rendere effettivo l’accesso alla maternità di tutte le lavoratrici, in particolare di quelle autonome, con interventi che migliorino l’informazione e il dialogo con l’INPS e con l’estensione della indennità minima di maternità (già esistente per la maggioranza delle lavoratrici) anche alle lavoratrici iscritte alla Gestione separata INPS e al F.p.l.s. (ex Enpals).

3. Equo compenso. I lavoratori autonomi non godono attualmente di nessuna tutela dei compensi. Nel rispetto dei vincoli europei a tutela della concorrenza, la proposta individua i criteri per definire compensi equi nei rapporti tra i lavoratori autonomi senza dipendenti con committenti rispetto ai quali l’asimmetria contrattuale è inconfutabile, ovvero la pubblica amministrazione e le imprese con più di 50 dipendenti o almeno 10 milioni di fatturato. Elemento non secondario della proposta è l’identificazione del tribunale del lavoro come foro competente per le cause.

4. Ammortizzatori sociali. In sostituzione degli strumenti esistenti (dis-coll, Iscro e Alas), che non coprono tutti i lavoratori autonomi e che sono piuttosto eterogenei nelle modalità di accesso, la proposta prevede l’istituzione di un fondo unico di solidarietà per tutti i lavoratori autonomi che afferiscono all’INPS, esteso anche ad attività sino ad ora sfuggite ad ogni forma di protezione. Un fondo da finanziare in parte con un contributo ripartito tra lavoratore e committente, in parte con la fiscalità generale per poter coprire anche le situazioni più fragili.

5. Fisco. L’obiettivo è intervenire a sostegno dei lavoratori autonomi a basso reddito, con la parificazione della no-tax area e l’applicazione anche agli autonomi dei vari “bonus” attualmente esistenti a esclusivo vantaggio dei lavoratori dipendenti, e con l’alleggerimento del sistema degli anticipi fiscali e previdenziali, particolarmente gravoso per chi ha redditi molto bassi.

Foto di mccutcheon da Pexels

ACTA

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di ACTA tempo di lettura: 2 min
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