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Le modifiche alla riforma del lavoro non salvano le partite iva oltre i 18.000 €

29 Maggio 2012 News

Un interessante articolo sul notiziario ADAPT, Marco Carrescia del Politecnico di Torino, illustra con argomenti convincenti ed assai preoccupanti per noi, i limiti dell’articolo 9 del DL Lavoro, quello che tratta della conversione in CoCoCo delle “false” partite IVA.

In effetti, pur essendo stato abbassato a 18mila euro, tale vincolo è di per sè rischioso per il professionista, perché produce una sorta di azzardo morale per cui qualsiasi committente pur di non rischiare un contenzioso,  eviterà di dare incarichi al professionista privo di Albo.

Nel dibattito che prosegue al Senato e poi alla Camera occorre moltiplicare ogni nostra possibilità di pressione politica affinché questi famigerati articoli 9 e 36 siano CANCELLATI.

ATTENZIONE:

MERCOLEDI 30 MAGGIO IL GOVERNO PONE LA FIDUCIA SU QUATTRO SUPER EMENDAMENTI.

STIAMO COLLEGATI,  FACCIAMOCI SENTIRE E PRENDIAMO NOTA DI CHI VOTA CONTRO IL NOSTRO FUTURO.

Romano Calvo

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3 Commenti

  1. Matteo Peri

    Reply

    C’ è una petizione da firmare o altro ?

    29 Mag 2012
  2. Milo

    Reply

    Se posso dire la mia, mi sembra un’interpretazione molto pessimista dell’art. 9:

    – sul primo punto, ovvero sul fatto che non sia vero che si applichi automaticamente il limite inferiore di reddito, ma sia vincolato alla valutazione soggettiva del curriculum del lavoratore autonomo, secondo me e’ automatico che si vogliano considerare come finte p.iva commesse, camerieri, lavoratori di call center, raccoglitori di pomodori (spesso extracomunitari), etc.: ditemi voi se possono esistere lavori di questo tipo che superino la soglia di reddito prevista. Sarebbe un pazzo il datore di lavoro che deliberatamente si metta a pagare 18000 euri all’anno una commessa in p.iva solo per risparmiare sui contributi! E se lo fa, e’ giusto colpirlo severamente. Mi sembra proprio che la norma scritta cosi’ non sia certo uno ‘specchietto per le allodole’, ma che introduca questa distinzione, fondamentale, tra professioni ‘finte’ (piu’ che p. iva ‘finte’) e professioni riconosciute, dal curriculum, dal livello di istruzione (mi immagino che un perito diplomato o un laureato specialistico rappresentino un requisito sufficiente per rientrare nella prima condizione), al quale, poi, si aggiunge la soglia di reddito, al di sotto della quale e’ praticamente impossibile con il livello di tassazione e contribuzione attuale, fare l’autonomo.

    – sul secondo punto, ovvero quando parla degli ‘ordinistici’, sottolineo che sentendo quella che oramai e’ l’interpretazione comune di tale controverso passaggio, interpretazione confermata anche del vice-ministro Martone in alcune interviste, la dicitura indicata nella Legge semplicemente mette al riparo gli ‘ordinistici’, qualunque sia l’attivita’ che fanno, basta che sia ‘inerente’ all’Albo e, quindi, non necessariamente ‘riservata od esclusiva’: la norma, scritta cosi’, vuole evitare l’abuso che si crea quando un iscritto all’Albo fa l’impiegato di call center, o esegue un’attivita’ non ricompresa nell’Albo in questione. Fra l’altro, la nuova dicitura estendera’ questo ‘scudo’ anche a professioni non ordinistiche ma che verranno riconosciute mediante elenchi, per cui vi sembra che la ‘ratio’ sia quella di ridurre l’effetto di scudo per gli ‘ordinistici’ ed invece estenderlo in modo incondizionato alle professioni non ordinistiche non tutelate da Albo?

    – sulle altre osservazioni, invece, mi trovo assolutamente d’accordo con quanto affermato da Carrescia, ovvero che definire ‘per legge’ quali lavori e in che modalita’ li possiamo fare sia una forte distorsione del mercato del lavoro, che non fara’ altro che far perdere lavoro alle ‘vere’ p.iva, mentre per le ‘finte’ si potrebbe (come gia’ si fa, comunque) gia’ ora agire sulla base delle leggi vigenti: basta il Cod. Civile e la definizione di lavoro autonomo per stanare gli abusi. Il fatto che si voglia mettere ‘per iscritto’ in modo cosi’ naive e superficiale, una condizione di presunzione e’ senz’altro un pallino di questo governo (non eletto), che si vuol far vedere ‘efficace’ all’estero spesso mediante preconcetti e questioni di principio che non stanno ne’ in cielo ne’ in terra.

    30 Mag 2012
  3. patrizia

    Reply

    Lo sapevo che sarebbe successo,questo volevano e ci sono riusciti!!Ci stanno dividendo,e noi da poco,poco furbi abbocchiamo!!!Tra il “Professionista” che si sente tanto nel ruolo(e che -diciamocelo chiaramente-magari ha un suo collega che lavora per lui a partita iva)che va bene lottare per la professione,ma che per”le finte partite iva tanto c’è già il Cod.Civile per stanare gli abusi,sta storia delle partite iva è un pallino del governo!!! Sì anche io sono un pallino,ma un pallino senza alcun diritto,con una professionalità massacrata e negata,con stipendi da fame e di quello che guadagno dò il 70% all’imps e allo stato.E questo da più di venticinque anni,sono in sanità,la famigerata sanità convenzionata,e negli ultimi anni è veramente un massacro,io sono la classica dipendente mascherata con partita iva e se volete ve lo racconto io per un precario a vita come è facile rifarsi al cod.civile!!!Anche io ho una trentennale professionalità che però mi viene viene negata ogni giorno assieme alla mia umanità e disponibilità verso gli utenti che tratto;Le norme sulle partite iva le dovevano metterle in campo,ma guarda caso le deve ratificare il governo Ombra,che esiste ed e quello che congelerà le Partite Iva per altri 10 o20 anni in modo che non potranno più “dar fastidio” reclamare,ribbellarsi a questo stato di cose.In alternativa ci sono gli irriducibili ma disperati come mè e c’è ACTA ci vogliamo essere dentro tutti o no….??????

    13 Giu 2012

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di Romano Calvo tempo di lettura: 1 min
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