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La quarantena continua a non essere uguale per tutti

4 Febbraio 2021 Malattia, News

“A fine marzo dopo un consulto telefonico, il medico di base mi ha diagnosticato un sospetto Covid dandomi 14 giorni di malattia e isolamento fiduciario e segnalandomi all’azienda sanitaria per il tampone”. A quel punto inizia la corsa a ostacoli: la prima richiesta di malattia domiciliare all’Inps viene respinta “perché anche il 2019 non era stato un anno buono e avevo versato i contributi solo per i primi tre mesi, in attesa del saldo. Quindi nei 12 mesi precedenti la malattia risultavo scoperta“. A maggio presenta la dichiarazione dei redditi e versa il dovuto all’Inps, che riesamina e accetta la domanda. “Ma i soldi non sono mai arrivati. Perché l’Ats, nel caos di quelle prime settimane, non mi ha fatto il tampone, per cui il mio caso è rimasto solo “sospetto”. E mentre per i dipendenti quella situazione è stata equiparata a qualsiasi altra malattia, noi siamo stati esplicitamente esclusi

In una recente intervista una nostra socia ha raccontato la sua esperienza da freelance in quarantena fiduciaria, che riflette quanto ci è stato riferito da tante e tanti che ci hanno scritto in questi mesi.

Questa disparità di trattamento non è stata corretta neanche di recente. Infatti l’INPS nel messaggio 171/2021 del 15 gennaio scorso ha tenuto a specificare che le tutele legate alla pandemia per i lavoratori “fragili” sono riservate ai soli dipendenti.

La legge di bilancio, infatti, ha modificato ed esteso la disciplina delle tutele già previste dal decreto Cura Italia nei confronti dei lavoratori sottoposti a provvedimenti di quarantena con sorveglianza attiva o di permanenza domiciliare fiduciaria e di quelli ritenuti particolarmente a rischio per specifiche patologie, i cosiddetti fragili. In pratica, la tutela già introdotta prevede l’equiparazione del periodo di assenza dal lavoro per quarantena al ricovero ospedaliero, nel caso di lavoratori in possesso di certificazione di malattia con indicazione di fragilità oppure di condizione di rischio derivante da immunodepressione, patologie oncologiche o terapie salvavita.

Tuttavia, come già ci aveva ricordato l’INPS a giugno 2020, le tutele in questione interessano la sola categoria dei lavoratori dipendenti, con esclusione quindi dei lavoratori iscritti alla Gestione separata.

Come Acta abbiamo lottato perché fosse finalmente riconosciuta la malattia grave anche per i lavoratori iscritti alla Gestione separata, e con l’approvazione del cosiddetto Statuto del Lavoro Autonomo si è fatto un passo avanti in tal senso. Dato che, come abbiamo rilevato di recente, le risorse non mancano, è tempo di attribuire la piena dignità anche alle lavoratrici e ai lavoratori freelance in quarantena.

#RidateciLaTorta

ACTA

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di ACTA tempo di lettura: 2 min
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