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Legge di bilancio e pensioni: la priorità non è l’equità

13 Dicembre 2022 Previdenza

La priorità annunciata per le pensioni

Nel suo discorso di insediamento alla Camera, la Presidente del Consiglio aveva dichiarato:

la priorità per il futuro dovrà essere un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base al regime contributivo, perché è una bomba sociale che noi continuiamo a ignorare, ma che in futuro investirà milioni di attuali lavoratori che si ritroveranno con assegni addirittura molto più bassi di quelli, già inadeguati, che vengono percepiti oggi.”

Non è ancora il momento per l’equità intergenerazionale delle pensioni…

Ma anche questa volta la priorità è un’altra, l’orizzonte temporale della politica è troppo ristretto per fronteggiare eventi che accadranno oltre lo scadere della legislatura.

Da oltre 10 anni si parla dell’emergenza giovani, ma, in accordo coi sindacati, si interviene solo su misure di “salvaguardia”.
L’obiettivo è permettere l’uscita dal lavoro a persone intorno ai 60 anni, che considerano un diritto acquisito il pensionamento anticipato, anche con il mantenimento dei vantaggi (privilegi?) della parte retributiva.
È ciò che puntualmente accade dal 2011, dall’introduzione della riforma Fornero, che ha anticipato (o cercato di anticipare) a tutti i lavoratori alcune delle condizioni che affronteranno i più giovani.

Le eccezioni di volta in volta introdotte sono intervenute proprio per salvaguardare le coorti più vicine, per annullare i provvedimenti per una parte di loro, in nome dell’iniquità di un differente trattamento tra persone che hanno un’età molto vicina, mentre è scontato che per gli altri futuri pensionati le condizioni siano peggiorative, così come è scontato che anche considerando le stesse coorti permangano fortissime differenze.

…e neppure per l’equità intragenerazionale delle pensioni

Con la legge di bilancio 2023 sarà prorogata di un anno APE sociale e, in forma ridotta, Opzione Donna, oltre al ricorso a una nuova misura ponte per il 2023 (quota 103).

Sono tutte misure che escludono in toto o in parte i lavoratori autonomi.

Infatti:

  1.  APE sociale, come nelle precedenti versioni, è solo per dipendenti;
  2. Opzione Donna è anche per autonome, ma solo se in condizioni di svantaggio (licenziate, disabili, care giver di disabili). Si tratterà dunque di una versione più ristretta rispetto alle precedenti e prevederà una combinazione di 35 anni di contributi e un’età di 60 anni, con possibile anticipo di 1 anno per ogni figlio entro un massimo di due, ma ci sono pressioni per ridurre i vincoli, prorogando le condizioni del 2022 o almeno eliminando il requisito sui figli, considerato discriminatorio e anticostituzionale.
    In ogni caso, come nel passato, non sarà utilizzabile dalle iscritte alla Gestione Separata INPS, che non possono aver cumulato 35 anni di contributi in un fondo che esiste solo dal 1996, né provvedere alla totalizzazione con versamenti effettuati in altre gestioni precedenti;
  3. Infine, l’ennesima “quota” che per il 2023 è fissata a 103 (62 anni età e 41 di contribuzione) riguarda anche i lavoratori autonomi, ma difficilmente interesserà gli iscritti alla gestione separata, che è l’unica gestione previdenziale del regime obbligatorio le cui prestazioni sono calcolate esclusivamente con il metodo contributivo e che come tale dovrebbe ricadere tra le priorità indicate dalla Premier.
    Al contrario questi lavoratori sono penalizzati dal fatto che la cassa di previdenza esiste solo dal 1996 e non sono previsti meccanismi di riscatto dei periodi pre-1996, di quelli di maternità (coperta solo dal 2007), di riduzione del lavoro o degli anni di laurea (quest’ultimo è possibile solo per i periodi universitari successivi al 31 marzo 1996).
    Non solo non possono anticipare la pensione, ma rischiano di dover aspettare i 71 anni se l’importo della pensione maturato non è almeno pari a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale.

Come sempre le priorità sono definite dalla forza dei gruppi di pressione, non da criteri di equità.

Ricordiamo che ACTA ha una sua proposta per una maggiore equità pensionistica.

Amministratore del Sistema

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di Amministratore del Sistema tempo di lettura: 2 min
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