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ANF, che fatica!

19 Ottobre 2023 Diritti, Vita da freelance

Pubblichiamo la testimonianza della nostra socia Stefania Marinoni che dopo ripetuti tentativi e tanta determinazione è riuscita a ottenere gli assegni al nucleo familiare (ANF) previsti per gli iscritti alla Gestione Separata e che solo di recente sono stati sostituiti dal nuovo Assegno Unico e Universale per i Figli a carico (AUUF). Vi invitiamo a leggere la sua storia, potreste scoprire di averne ancora diritto anche voi e magari risparmiarvi tanta fatica!

Nel 2019, con la nascita del mio primo figlio, comincio a informarmi tramite ACTA su come ottenere, da iscritta alla Gestione Separata, i sussidi previsti dall’INPS: maternità, bonus mamma e, appunto, gli Assegni per il Nucleo Familiare.

Controllo di avere tutti i requisiti e a marzo 2020 presento domanda per ottenere gli assegni del 2019. Dopo un mese la mia richiesta viene respinta con le seguenti motivazioni: “Mancanza del diritto relativamente al nucleo familiare” e “Non esiste copertura contributiva per il periodo richiesto”. Chiedo chiarimenti all’INPS sulla prima motivazione e come risposta mi urlano al telefono “Si rivolga a un CAF”. Ho scoperto solo dopo che mancava l’autorizzazione ANF, ma non capisco perché l’INPS non me l’abbia detto. La seconda motivazione invece è palesemente errata perché la copertura contributiva, le 3 mensilità INPS*, le ho eccome. Cerco di spiegarlo all’impiegata ma non sente ragioni.

Ci riprovo nel 2021 e mi viene chiesto di inviare tramite email una dichiarazione in cui il mio compagno rinuncia all’assegno (questa volta non c’è nessuna traccia della motivazione relativa alla mancanza di copertura contributiva). Invio la documentazione ma la domanda viene nuovamente respinta con motivazioni poco chiare. Decido di lasciar perdere.

Poi arriva il nuovo assegno unico, così facile da richiedere, accreditato ogni mese senza intoppi… e penso che devo tornare alla carica perché gli ANF vanno richiesti entro 5 anni. Dal momento che il mio primo figlio è nato nel 2019, il 2023 è l’ultimo anno per ottenere tutti gli ANF.

E così a febbraio 2023 ci riprovo e richiedo gli ANF dal 2019 a febbraio 2022. Ma prima, per essere sicura di non fare errori, chiedo una consulenza con lo sportello maternità e malattia di ACTA, dove Samanta Boni, che ringrazio infinitamente, mi chiarisce tutti i dubbi. Compilo le domande, invio e la mia richiesta viene respinta perché è necessario presentare un’autorizzazione agli ANF come nucleo monoparentale**, anche se il mio compagno e padre dei bambini risiede con noi. Non capisco ma mi adeguo.

Passano alcune settimane e ricevo una telefonata da una dipendente dell’INPS, la quale mi comunica che “gli iscritti alla Gestione Separata non hanno diritto agli ANF”. Le faccio notare che si sbaglia, lei insiste, finalmente si convince e mi dice che, sì, in effetti ne ho diritto ma devo far accreditare l’importo sulla busta paga del mio compagno. Le rispondo che il mio compagno è autonomo, non ha una busta paga. Resta un attimo interdetta, come se fosse inconcepibile non avere almeno un dipendente in famiglia, e poi mi dice titubante che cercherà una soluzione.

Dopo un paio di mesi di silenzio mando un sollecito e le mie domande vengono respinte in blocco con la motivazione “reddito non conforme”, senza ulteriori spiegazioni.

A questo punto chiedo un appuntamento in presenza e, il giorno prima dell’appuntamento, l’impiegata mi telefona e mi dice che ci sono notevoli incongruenze tra i redditi dichiarati nella domanda e il mio cassetto fiscale. Le spiego che lavoro principalmente con l’estero, dunque senza ritenuta d’acconto, in parte a Partita IVA, in parte in diritto d’autore e che può confrontare gli importi dichiarati nella domanda ANF con la mia dichiarazione dei redditi. Ma lei insiste che fa fede il cassetto fiscale e mi incalza: “Ma quindi i lavori all’estero lei non li dichiara?” E io: “Scusi, se sono nella dichiarazione dei redditi significa che li ho dichiarati, non le pare?”. Allora mi chiede di scorporare gli importi dichiarati e specificare quanto ho fatturato in Italia e quanto all’estero dal 2017 al 2021 ma, davanti al mio rifiuto, decide di accontentarsi di una mia autodichiarazione in cui dichiaro che gli importi indicati nella domanda ANF sono conformi a quelli presenti nella mia dichiarazione dei redditi. Mi sembra una pura assurdità, ma accetto nella speranza di concludere finalmente questa odissea.

Invio le dichiarazioni e qualche settimana dopo, dietro mio sollecito tramite INPS Risponde, la stessa impiegata mi fa sapere che ancora non ci siamo, perché devo indicare gli assegni di maternità come reddito assimilabile al lavoro dipendente, nonostante io le spieghi che non è così. Decido di prenotare un altro appuntamento in presenza e qui succede qualcosa di strano: qualche ora dopo il mio appuntamento viene cancellato. Allora ne prenoto uno telefonico, ma non vengo contattata.

A quel punto scrivo un’email alla direzione INPS della sede di competenza per far presente la situazione: mi richiamano subito e la persona con cui parlo mi promette di prendere in carico il mio caso.

E finalmente la nuova impiegata decide di portare a termine la pratica! Mi ricontatta il giorno dopo per chiedermi nuovamente di indicare gli assegni di maternità come reddito assimilabile al lavoro dipendente perché secondo lei non concorrono al reddito imponibile. E mi dice, testuali parole,: “Io, signora, non credo che lei paghi le tasse sugli assegni di maternità, sarebbe assurdo.” E io: “È assurdo ma è così, mi creda”. (Dentro di me penso che è ancora più assurdo che una responsabile dell’INPS non sappia che l’INPS mi tassa la maternità!)

Chiedo al mio commercialista di prepararmi uno specchietto con i dettagli dei redditi dichiarati da cui si evinca che gli assegni di maternità sono inclusi nel reddito imponibile… in pratica una tabella per spiegare all’INPS come funziona l’INPS! Finalmente accettano la mia richiesta (trattenendosi circa 200€ per presunti debiti che ho nei loro confronti, su cui sto ancora indagando) e riesco ad avere quanto mi spetta, dopo 3 anni di tentativi.

Sono riuscita a ottenere gli ANF solo perché ho saputo ribattere punto su punto a tutte le assurdità che mi sono sentita dire dall’INPS e il merito è di quanto ho appreso negli anni tramite il sito di ACTA. Ed è assurdo che debba essere io a spiegare all’INPS come funziona un loro servizio! Spero almeno che questa mia testimonianza possa essere utile a chi, come me, si è vist@ respingere la richiesta di ANF, o a chi ancora non li ha richiesti: potete ancora chiedere gli arretrati fino a 5 anni fa. Ci vuole solo tanta pazienza!

ACTA

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di ACTA tempo di lettura: 4 min
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