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Niente equo compenso per i professionisti più deboli

30 Gennaio 2023 Compensi, Lavoro

ACTA contesta la proposta di legge n. 338 in materia di equo compenso approvata il 25 gennaio 2023 alla Camera dei Deputati. 

Questa legge amplia le discriminazioni tra professionisti, rende difficile e costoso ogni eventuale contenzioso, non tutela da situazioni di asimmetria nel potere contrattuale, non stabilisce criteri definitori dell’equità del compenso. Non ascolta i bisogni reali di centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici freelance, non prende atto dei cambiamenti intervenuti nel nuovo lavoro autonomo.

È un provvedimento che mira a tutelare esclusivamente le tradizionali professioni ordiniste, dimenticando i nuovi professionisti senza ordine o albo, i più dinamici ma anche i più esposti alle pressioni del mercato e alla richiesta di flessibilità estrema, spesso costretti ad accettare compensi iniqui, insufficienti ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa, come richiederebbe l’art. 36 della Costituzione

I dati del lavoro autonomo in Italia parlano chiaro: tra il 2015 e il 2021 i professionisti iscritti alla gestione separata (che raccoglie chi non ha una cassa privata) sono aumentati del 35%; nello stesso periodo gli iscritti alle casse private (fonte ADEPP) sono aumentati solo del 2,4%.

I dati INPS confermano anche l’estrema debolezza contrattuale dei professionisti senza ordini o albi.

Nel 2021 il reddito medio dei professionisti iscritti alla gestione separata INPS è stato di 15.129 euro, in diminuzione del 12,7% rispetto al 2015, quando era pari a 17.047 euro. Una diminuzione in termini nominali che nasconde una caduta ancora più ampia in termini reali.

Anche qui è utile il confronto coi dati ADEPP, da cui risulta un reddito medio nel 2021 di 35.989 euro, e una crescita del 5,8% rispetto al 2015 (quando il reddito era di 33.955 euro).

Sempre secondo i dati INPS, oltre il 50% degli iscritti ha un imponibile non superiore ai 10.000 euro, che corrisponde a un netto inferiore a 7.000 euro, nell’area della povertà assoluta.  Per donne e giovani la situazione è ancora più drammatica.

ACTA chiede di modificare la legge, di includere tutti i professionisti, di fornire indicazioni e parametri che rendano praticabile l’applicazione dell’equo compenso.  

Da tempo lottiamo per ottenere una normativa in cui l’equo compenso:

  • sia riconosciuto a chiunque eserciti una professione autonoma, regolamentata in ordini o albi e anche non regolamentata;
  • sia conforme ai parametri per la liquidazione dei compensi dei professionisti iscritti agli ordini o ai collegi professionali;
  • sia conforme ai parametri o ad altre indicazioni previste dalla normativa europea, o a parametri o altre indicazioni approvate a livello ministeriale;
  • non sia inferiore alla retribuzione prevista dal Contratto Collettivo di lavoro applicato dall’azienda committente per il prestatore di mansioni analoghe a quelle del professionista, con maggiorazione del 20% per tener conto del rischio professionale;
  • non sia comunque inferiore alla retribuzione prevista dal CCNL applicato dall’azienda committente al personale impiegatizio del primo livello, con maggiorazione del 20% per tener conto del rischio professionale;
  • sia sempre applicato quando il committente è una grande o media impresa (con più di 50 dipendenti o 10 milioni di fatturato annuo), oppure la Pubblica Amministrazione o una sua partecipata;
  • a tutela del diritto all’equo compenso, le controversie tra il lavoratore autonomo e il committente devono essere esaminate dal Giudice del Lavoro, quindi con una procedura più rapida, semplice e meno costosa, per rendere davvero efficace la normativa.
ACTA

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di ACTA tempo di lettura: 2 min
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