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Professionisti: le nuove disposizioni per malattia domiciliare e congedi parentali

12 Marzo 2012 Malattia, Maternità

Un messaggio INPS (N° 2343 del 7 marzo 2012, introvabile sul sito dell’INPS, ma citato da tutta la stampa) rende noto che, in accordo con quanto definito nel Decreto Salva Italia (articolo 24 comma 26 DL 201/2011), a partire dal 1 gennaio 2012 è riconosciuto il diritto alla malattia domiciliare e ai congedi parentali anche ai professionisti iscritti alla Gestione Separata, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria (e che quindi versano anche la maggiorazione INPS dello 0,72 %) .
Le nuove disposizioni permettono di sanare una grave iniquità: pagavamo gli stessi contributi dei collaboratori a progetto, ma eravamo esclusi da una parte delle prestazioni. Un passo avanti importante, ma siamo ancora ben lontani da un sistema di tutele adeguato .
Cosa succede con le nuove norme?

Congedi parentali

Come ricorda il sito dell’INPS, essi sono riconosciuti:

  1.  alle mamme ma non ai papà, in contrasto con lo spirito originario della norma che mirava a favorire la partecipazione dei padri alla cura dei figli,
  2. solo per 3 mesi (anziché i 10-11 mesi previsti per mamme e papà dipendenti)
  3. entro l’anno del bambino (invece che entro il compimento dell’ottavo anno, come da circolare 109/2000 per i dipendenti).

Per approfondire vai alla sezione Maternità del sito.

Indennità di malattia domiciliare

Sull’indennità di malattia non abbiamo ancora notizie certe. Sul sito dell’INPS a tutt’oggi si legge

INDENNITÀ DI MALATTIA
L’indennità di malattia non spetta a tutti i lavoratori che versano nella gestione separata, spetta solo:
• A favore dei lavoratori a progetto e categorie assimilate ( non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie)

Probabilmente ci sono ancora alcuni punti da definire, ma, stando al già citato Messaggio INPS, che rinvia alla circolare 76 del 16 aprile 2007, dovrebbero essere applicate le regole previste per i collaboratori a progetto. Presumibilmente, perciò,  l’indennità:

  • riguarderà le malattie di durata non inferiore ai 4 giorni per un massimo di 61 giorni nell’anno solare ( il massimo è un sesto della durata complessiva del rapporto di lavoro);
  • potrà essere richiesta solo da chi non avrà superato il 70% del massimale contributivo (ovvero con reddito annuo non superiore a circa 65.000 euro);
  • sarà proporzionata al numero di mesi di versamento contributivo, e al massimo arriverà a circa 21 euro giornalieri;
  • non sarà accompagnata da alcuna contribuzione figurativa per la pensione (carenza gravissima nel sistema pensionistico contributivo).

Per approfondire vai alla sezione Malattia del sito.

ACTA

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3 Commenti

  1. Adele Oliveri

    Reply

    Al massimo 21 euro giornalieri? A occhio, non è neppure un decimo di quello che bisognerebbe guadagnare, al lordo, per riuscire a racimolare 1000 euro netti al mese. Con quello che costa la perdita di tempo di stare dietro all’INPS, tanto vale non chiederla l’indennità. Se faccio il conto di quanto pago all’INPS con il famoso 0,72%, con una piccola integrazione potrei ottenere una copertura sanitaria integrativa. A quando l’opting out?

    12 Mar 2012
  2. Anna Soru

    Reply

    E’ vero è molto poco, ed è anche iniquo che chi ha un reddito che supera il 70% del massimale contributivo non possa ricevere nulla (allora perchè paga? è una tassa non un’assicurazione), però è importante perchè passa il diritto ad una tutela della malattia dei professionisti autonomi. Un diritto che sino ad ora è stato negato perchè il professionista (su cui, a differenza del dipendente, non viene esercitato un controllo dal datore di lavoro)potrebbe “fingersi malato”.

    13 Mar 2012
  3. nikema

    Reply

    Ma come? si parla tanto di flessibilità , di incentivazione dell’inventarsi il lavoro ma poi (visto che paghiamo ed anche più degli altri) quando chiediamo perlomeno gli stessi diritti di chi paga come noi questo è il risultato? un progresso psicologico e nella direzione di affermare che abbiamo dei diritti anche noi, ma a questo punto o corrisponde ciò che nella prassi per tutti o tanto vale essere veramente liberi di decidere dover rivolgersi sia per malattia che pensione. Il lavoratore autonomo potrebbe fingersi malato tanto quanto lo fa il dipendente, dove sta la differenza? in ogni caso che non sia un autocertificazione ma un certificato medico a provarlo.

    Inoltre si potrebbe ribaltare questo pregiudizio con un altro opposto, per un dipendente potrebbe essere molto più facile che si finga malato in quanto normalmente è slegato dall’obiettivo del lavoro che sta facendo ma finisce per pensare in termini di 9.00-18.00, quello che non fa oggi lo farà domani. Un libero professionista questo non può permetterselo. E’ un pregiudizio esattamente come quello che l’autonomo si finga malato. Non si può ragionare in questi termini.

    23 Mar 2012

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