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"Andare oltre": assemblea nazionale Acta. Vieni il 10 giugno a Verona.

10 Maggio 2017 Lavoro

Ci siamo, manca un mese all’Assemblea Nazionale annuale di Acta: il 10 giugno ci vedremo vicino a Verona, in una bellissima residenza storica di Sommacampagna, Villa Venier.

Ma quante cose sono successe dall’anno scorso. Sembra incredibile dirlo: abbiamo vinto, su tutta la linea! Ora si tratta di partire da lì, per “Andare oltre”. Sarà questo il tema dell’assemblea, che vogliamo con poche, pochissime, quasi zero, relazioni e tanto, tantissimo dibattito. Per questo ti aspettiamo! Dalle 11 di mattina se sei socio, dalle 14 del pomeriggio se sei interessato a partecipare al nostro dibattito e dire la tua.

Oltre le vittorie su Statuto e INPS.

Il nuovo Statuto del Lavoro Autonomo riprende tantissimi contenuti delle nostre richieste di questi ultimi anni: maggiori tutele per maternità e malattia, più ampio riconoscimento delle spese per formazione e trasferte, norme chiare su tempi di pagamento e clausole contrattuali. E soprattutto ci riconosce per la prima volta come categoria sociale. L’abbassamento della contribuzione per la Gestione Separata INPS al 25% sancisce la vittoria della nostra lotta, durata sei anni, per cancellare la legge Fornero che ci avrebbe portato al 33%.

Sono vittorie significative, ma noi pensiamo che si debba andare oltre, in particolare sullo Statuto. Due sono i temi aperti:  (1) la delega al Governo per estendere ulteriormente le tutele di malattia e maternità a fronte di un aumento massimo dello 0,5% della contribuzione INPS; (2) l’applicazione dello Statuto, in particolare su clausole contrattuali e tempi di pagamento.

Sulla delega al Governo l’idea è di avere maggiori tutele, ma con un innalzamento dell’attuale 0,72% ad un massimo di 1%. Stiamo elaborando una proposta che a brevissimo pubblicheremo sul sito, per aprire un dibattito ed arrivare ad una decisione condivisa in assemblea.

Sull’applicazione dello Statuto abbiamo poche idee, ma chiarissime. In particolare sui tempi di pagamento: al massimo 60 giorni dice la legge, e così dovrà essere. Annunciamo già da oggi che ci organizzeremo per promuovere azioni legali in caso di abusi: sia contro la Pubblica Amministrazione che le aziende private. Per dare un segnale forte e immediato che lo Statuto cambia le regole del gioco.

Oltre la divisione fra lavoro indipendente e dipendente.

Abbiamo ottenuto alcune misure di welfare su malattia e gravidanza: paghiamo dei contributi che ci assicurano delle indennità in quanto lavoratori autonomi, in un sistema che è di tipo assicurativo.  Ma è una assicurazione che perde valore se cambio modalità di lavoro. In un mondo del lavoro sempre più fluido in cui è sempre più frequente alternare o affiancare contratti di vario tipo, questo modello è inadeguato ad offrire una tutela continuativa. Nelle fasi di passaggio verso il lavoro autonomo si verificano dei “vuoti”, dei periodi in cui non si ha alcuna protezione, anche se ci sono anni di contribuzione pregressa. Occorre andare oltre e superare gli steccati del nostro modello di welfare.

Ma c’è un altro tema, fondamentale: quello dei compensi, schiacciati da una sempre più feroce competizione che punta alla contrazione dei costi a scapito della qualità delle prestazioni. Inutile nascondercelo: è il fronte più difficile. Dove ciascuno di noi lotta metro per metro per difendere il proprio orto. Ma anche qui è necessario andare oltre: comprendere che la condizione individuale si inserisce in un contesto più ampio, sul quale è possibile incidere, con una piattaforma di rivendicazioni comuni. La proporremo in assemblea: qui anticipiamo le linee generali.

Un primo tema è la difesa del salario minimo orario, che tuteli chi sta nelle situazioni più difficili fissando un limite oltre il quale non sia possibile pagare, un argine al lavoro semi-gratuito. Ed in parallelo un freno alla diffusione degli stage lavorativi al di fuori dei percorsi di formazione. Sono temi che vanno oltre le nostre condizioni di lavoratori indipendenti, perché il mercato del lavoro è uno solo, è difficile farsi pagare equamente se si compete con chi lavora gratis o abbassa le tariffe perché sfrutta schiere di stagisti.

Tutto ciò naturalmente non basta a ridare valore al lavoro professionale, dopo oltre un decennio di corsa al ribasso. Vogliamo partire con una battaglia nei confronti della Pubblica Amministrazione: se la Regione chiede un progetto che potrebbe svolgere al proprio interno con professionalità ad elevato contenuto non può poi assegnarlo all’esterno con compensi ridicoli.  Una battaglia che dovrà passare per un confronto negoziale con la Pubblica Amministrazione per individuare dei parametri standard per la definizione dei compensi nei rapporti dei professionisti. In questo modo si fornirebbe un aiuto ai decisori di spesa, non sempre in grado di conoscere il valore delle prestazioni che acquistano sul mercato e potrebbero rappresentare un riferimento anche per il mercato privato.

La nuova legge sugli appalti che abbandona il criterio del massimo ribasso può e deve darci una mano. Occorrerà vigilare sulla sua corretta applicazione

Sarà dura, durissima… ma ricordiamoci che dal temuto 33% della Fornero, siamo oggi al 25% della nuova aliquota INPS: sembrava impossibile, e oggi è legge. Come dicevamo partiremo dalla PA, ma apriremo il confronto anche con le associazioni datoriali delle imprese: se l’impresa 4.0 vive di qualità, non può far morire di fame chi le vende qualità. Abbiamo intenzione di lanciare una campagna, culturale ma anche di lotta, per affermare il concetto che quando il committente chiede ad un lavoratore indipendente una prestazione debba definirne il valore e quindi riconoscerne il prezzo: un equo compenso. Come? Avendo come riferimento il costo del lavoro dell’azienda o ente committente.

Una battaglia che coinvolge anche la politica fiscale, dove chiediamo di superare le trappole dei regimi agevolati e di agire in maniera più equa ed equilibrata attraverso l’innalzamento  a 10.000 euro della no-tax area. Non solo per noi, ma per tutti e per questo promuoveremo alleanze molto larghe.

Porsi questi obiettivi significa andare oltre una prospettiva di difesa dei diritti del lavoro indipendente. Significa agire perché tutto il lavoro sia maggiormente tutelato: fra lo stagista eterno, il runner che porta pizze a domicilio e il freelance sottopagato corre il filo di un modello economico pauperista che non dà prospettive al lavoro in generale. Acta difenderà, come sua vocazione, il lavoro indipendente. Ma sempre più impegnandosi per creare coalizioni ampie.

Per una piattaforma condivisa: il 10 giugno a Verona. Anche tu!

“Andare oltre” non vuole essere solo una parola d’ordine, ma una linea di orientamento per i prossimi mesi: inizieremo a parlarne a Venezia e sarà oggetto di una Piattaforma condivisa in Assemblea Nazionale che faremo vivere in tutti i contesti. Dal contenuto della nostra comunicazione, al confronto con istituzioni, partiti e sindacati. Dalla battaglia negoziale con la Pubblica Amministrazione, sino a possibili azioni legali su clausole non rispettate dello Statuto del Lavoro Autonomo.

Per questo abbiamo bisogno dell’energia e dell’intelligenza più ampia possibile. Di chi è socio, e di chi ancora non lo è. Da Sardegna, Lazio, Toscana, Emilia, Romagna, Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto stiamo già organizzandoci per arrivare in tanti ai costi minori possibili. Se vuoi esserci, contatta i nostri referenti locali. Ci vediamo il 10 giugno!

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di ACTA tempo di lettura: 5 min
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