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Firma la petizione ACTA per fermare l'aumento dell'aliquota INPS al 33%

15 Ottobre 2013 Lavoro, News, Previdenza, Vita da freelance

L’appello Acta su Change.org per bloccare gli aumenti INPS e per l’equità previdenziale.

I lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata dell’INPS (grafici, designer, traduttori, consulenti, formatori…) versano oggi i contributi più elevati tra tutti i lavoratori indipendenti, liberi professionisti, commercianti, artigiani:

  • Partita IVA in Gestione Separata INPS 27,72%
  • Professionisti iscritti a ordine 14%
  • Commercianti e artigiani 21/24%

Anche rispetto ai dipendenti, se si confronta la quota di versamento previdenziale per le sole pensioni che corrisponde sostanzialmente all’intero versamento degli autonomi (27% per fondo pensione e 0,72% prestazioni assistenziali di malattia, maternità e assegni familiari), gli autonomi versano di più e pagano completamente da soli l’intero importo contributivo.

È in programma la riduzione del cuneo fiscale per i dipendenti, ma non si sta facendo nulla per bloccare l’aumento del cuneo per gli iscritti alla gestione separata, già ora al 60%, sommando IRPEF e INPS.
Anzi, la legge 92 del 2012 (riforma Fornero) ha stabilito un progressivo ulteriore aumento della nostra aliquota INPS fino al 33% entro il 2018.
Se non verrà deciso diversamente, il primo scatto di un punto percentuale avverrà a gennaio 2014.
Questo per molti di noi significherà chiudere la partita IVA o sopravvivere con redditi sempre più bassi.

In un mercato che vive un profondo momento di crisi questo significa produrre numerosi altri disoccupati.

In vista dell’approvazione della legge di stabilità, chiediamo quindi al governo Letta di bloccare in prima istanza l’aumento dell’aliquota e di ridiscutere con noi del tema previdenziale, in modo da evitare scelte che puntano solo a fare cassa e che impediscono di lavorare e vivere dignitosamente. Chiediamo una maggiore equità fiscale e previdenziale per tutti i cittadini lavoratori, indipendentemente dalla loro categoria di appartenenza. Chiediamo che vengano prese in considerazione le nostre proposte, la nostra piattaforma “L’Italia ha bisogno di fosforo” per dare sostegno al capitale umano e rilanciare l’economia e la crescita di questo Paese.

Ti chiediamo di firmare la petizione per bloccare l’aumento e di invitare tutti i tuoi amici a firmare!

FIRMA

ACTA

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29 Commenti

  1. Emiliano

    Reply

    Stiamo già sull’orlo del collasso, basta così, grazie

    16 Ott 2013
  2. MAX

    Reply

    RICOMINCI IL FAX BOMB

    18 Ott 2013
  3. Gianluca

    Reply

    Mi chiedo come mai, se siamo oltre 3 milioni di autonomi, e in tantissimi siamo continuamente online, ci siano ancora appena 2500 firme! Non interessa a nessuno che si paghino più contributi?

    Forse non è male l’idea di Max di ricominciare con un fax bomb!

    21 Ott 2013
  4. paolo

    Reply

    La richiesta di ridurre i contributi è senza senso in quanto gli stessi saranno poi restituiti quindi il pagamento è neutro anche se differito nel tempo.
    Quello che c’è da chiedere è la riduzione dell’IVA almeno dal 22% al 10%.
    L’IVA al 22% è quanto prende il socio occulto ossia lo Stato (e senza lavorare), per andare poi a finanziare le pensioni d’oro non coperte da versamenti contributivi.
    Farsi ridurre i contributi previdenziale significa essere cornuti e mazziati.
    Chiaro che dovendo diminuire il cuneo fiscale, non può aumentare di 2 punti l’IVA e di 5 punti i contributi.
    Per mantenere almeno il pareggio con prima della crisi, se aumentano di 5 punti i contributi, deve diminuire di 5 punti l’IVA quindi se si vogliono delle agevolazioni, l’IVA dovrebbe diminuire almeno di qualche punto in più.

    21 Ott 2013
  5. paolo

    Reply

    Il bilancio della pressione fiscale, va fatto su tutta la vita.

    http://www.ingegneri.info/forum/viewtopic.php?p=401320#p401320

    Se guardate solo all’oggi, andate fuori strada.

    21 Ott 2013
  6. MAX

    Reply

    PAOLO E’ UN INFILTRATO…

    21 Ott 2013
  7. paolo

    Reply

    Caro MAX fino ad un anno fa, non sapevo neanche cosa fosse la previdenza sociale. Ero un ignorante nel vero senso della parola. Ho dato una rapida scorsa al vostro appello. Sono ben felice che ci sia un dibattito su argomenti che mi riguardano e mi riguarderanno sempre di più. Voi siete traduttori ecc. e penso che sappiate fare benissimo il vostro mestiere in quanto sarete ben preparati e avrete molta esperienza nel campo. Se io mi mettessi a fare la traduzione magari utilizzando google, potrei fare qualcosa, ma non in modo professionale. Il vostro appello, giusto, sacrosanto ecc. ecc. parla di previdenza come se aveste fatto la traduzione dall’urdu al pachistano utilizzando google due volte con l’inglese di mezzo.
    Praticamente emerge dall’appello che ignorate totalmente la Costituzione art. 38 e la Riforma Dini 335/1995.
    Se vogliamo parlare del nostro futuro, bisogna riconoscere che bisogna anche affidarsi a degli esperti (che non sono io) che possono tradurre le legittime aspirazioni in fatti concreti.
    Se il governo italiano ha operato con la riforma Fornero in una certa direzione, prima di dire che è sbagliata bisognerebbe capire il perché di quella direzione.
    Che poi la strada delle riforme non sia completata è un altro discorso.
    Altrimenti significa che nel momento del disastro, ci siamo affidati ad una manica di pazzi che non volendo ci ha fatto sopravvivere.
    Sarebbe il massimo dell’incoscienza per una nazione industrializzata.
    Allora, utilizziamo il fosforo non solo per gli altri, ma anche per noi.
    Con affetto.

    22 Ott 2013
  8. Ale

    Reply

    Caro Paolo,
    prima di dire che dobbiamo lasciare le decisioni relative alla gestione separata in mano a persone che ne sanno (ma purtroppo non capiscono nulla di lavoro autonomo) rifletti su questo: è vero, con aliquote più alte avremo (forse: hai presente quali sono i coefficienti di restituzione della gestione separata?) una pensione migliore.
    MA: Al dipendente quel 33% viene versato per 2/3 dall’azienda, mentre noi dobbiamo versarlo da soli in toto. A me pare tutto tranne che equo.
    Senza contare che il calcolo del 33% viene fatto su basi differenti tra noi e i dipendenti (hai presente la differenza tra lordo e netto? Già ora, con il 27%, paghiamo più dei dipendenti. Leggi i documenti ACTA nel sito).
    Tra le aliquote INPS e le tasse, semplicemente alla fine uno non ce la fa. Come? Aumentare le tariffe di conseguenza? Sembra semplice: in realtà, semplicemente si esce dal mercato (e questo vale soprattutto per noi traduttori).
    E comunque è sbagliato mischiare pressione fiscale con aliquote previdenziali, che sono due cose differenti e come tali vengono trattate anche da chi (come dici tu) “ne sa.”
    E poi, veramente pensi che le persone che in ACTA hanno elaborato la piattaforma non capiscano nulla di previdenza? Mi spiace, ma sbagli.
    Cordialmente, una traduttrice.

    22 Ott 2013
  9. Ale

    Reply

    Un’altra cosa: il direttore INPS Mastrapasqua tempo fa, incalzato sulle problematiche della gestione separata, ha detto che questo versamento è un risparmio forzoso – o un investimento, non ricordo i termini esatti usati.
    A me francamente questo ha fatto imbestialire, perché a) sono capacissima di risparmiare da sola, scegliendo i fondi di investimento che preferisco, senza essere accompagnata a manina da un ente statale che pensa io sia una minus habens incapace di gestirsi (inoltre, se avessi voluto la protezione dell’ente statale non mi sarei messa in proprio, mi sarei fatta assumere da qualche parte) e b) se veramente è un investimento allora ci presenti i prospetti di investimento precisi, come fanno le banche. La mia banca e la mia pensione integrativa rendono di più, perché dobbiamo essere costretti a regalare denaro alla gestione separata?
    Fornero stessa nei suoi interventi universitari affermava che uno stato equo permette ai cittadini di scegliere se versare per la pensione all’ente pubblico o a privati. MI piacerebbe sapere se sta continuando a dire le stesse cose, dopo aver firmato per l’aumento delle aliquote nonostante si fosse detta d’accordo con ACTA sull’iniquità di tale aumento. E se lo sta facendo, ha una bella faccia di tolla.

    22 Ott 2013
  10. susanna botta

    Reply

    Caro Paolo, penso che tu sia in buona fede, ma affermare che il versamento all’INPS è “neutro” significa ignorare che i coefficienti di rivalutazione del montante contributivo versato da ciascuno di noi sono legati all’andamento quinquennale medio PIL, non è prevista alcuna forma di indicizzazione con il costo della vita, con l’inflazione, ecc. In altre parole, peggio va l’economia italiana, minore è il rendimento del nostro risparmio obbligatorio. Ti risulta che questo valga per le altre forme di risparmio?
    In secondo luogo, versare in base a un’aliquota “di risparmio” fissa e obbligatoria per tutti, a prescindere dal reddito individuale, significa obbligare chi guadagna appena appena per sopravvivere, in tempi di crisi soprattutto, di morire di fame oggi per avere (forse) una pensione di fame domani!
    non credo ci sia bisogno di una specializzazione per farsi questi conti, e neanche credo che siamo governati (solo) da pazzi incoscienti, ma credo che quando si guardano soltanto i grandi numeri, si finisce per sacrificare quelli che di numeri possano portarne (relativamente) pochi, in nome della quadratura del bilancio generale.
    con simpatia
    susanna

    22 Ott 2013
  11. paolo

    Reply

    Premetto che non voglio ricominciare a fare con voi la battaglia che ho fatto per un anno per far capire che i contributi previdenziali sono imposte, che non sono un risparmio, che le pensioni sono un servizio pubblico. Posso solo segnalarvi la lettura del Manuale di Diritto della Previdenza Sociale di Mattia Persiani che sto ancora leggendo e di cui si trovano in rete degli appunti.
    Trovo in questo spazio il dibattito molto più civile di quello che ho trovato tra gli ingegneri in quanto dall’altra parte c’é una casta che difende con le unghie e con i denti diritti acquisiti che pagate anche voi.
    Quanto al fatto che chi ci rappresenta possa essere più preparato nel campo, ti posso portare la rassegna stampa di due anni con tutte le bugie che raccontano senza vergogna i nostri rappresentanti, dagli ordini ai senatori.
    Stessa cosa per quanto riguarda la competenza.
    In questo campo purtroppo e voi siete le vittime principali paghiamo le conseguenze di tutto ciò.
    Ora, capisco tutto quello che dite, ma non concordo sulla soluzione. So di essere uno contro 10.000, ma le idee non si pesano.
    Purtroppo quelli che ci hanno portato nel baratro dovrebbero essere gli stessi che trovano la soluzione. Ciò non è realistico. Dobbiamo trovare da noi la soluzione. Ragionando.
    Saluti.
    http://www.ingegneri.info/forum/viewtopic.php?p=408072#p408072

    22 Ott 2013
  12. paolo

    Reply

    x Susanna
    Conosco benissimo il meccanismo della capitalizzazione simulata, ma il sistema pensionistico gestito a ripartizione si regge sulla sostenibilità fiscale e se crolla il PIL vanno ridimensionate le pensioni. Questo è quello che non stanno facendo in nostri politici.
    http://www.ingegneri.info/forum/viewtopic.php?p=404083#p404083

    (sono gli stessi ragionamenti che sto facendo da un anno, per non ripetere sempre le stesse cose ormai rimando sempre ai medesimi post, non c’é da aggiungere nulla)

    https://it.wikipedia.org/wiki/Capitalizzazione_simulata

    22 Ott 2013
  13. paolo

    Reply

    x ale
    “E comunque è sbagliato mischiare pressione fiscale con aliquote previdenziali, che sono due cose differenti e come tali vengono trattate anche da chi (come dici tu) “ne sa.””

    https://it.wikipedia.org/wiki/Contributi_previdenziali

    https://it.wikipedia.org/wiki/Cuneo_fiscale

    22 Ott 2013
  14. paolo

    Reply

    x Ale
    ” La mia banca e la mia pensione integrativa rendono di più, perché dobbiamo essere costretti a regalare denaro alla gestione separata?”

    Perchè per 20 anni ce ne siamo fregati di quello che facevano i nostri politici con le tasse e ora c’é da pagare il conto che ci hanno lasciato.

    Hai mai sentito parlare di pensioni d’oro?
    Hai mai sentito parlare di pensioni paghi uno e prendi otto?
    Hai mai sentito parlare dei vitalizi dei parlamentari?

    http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Norme%20e%20Tributi/2009/casse-previdenza-bilanci/cassa-ragionieri/2012/08/04/27_A.shtml?uuid=8a8ddb7a-ddf8-11e1-b237-eecc2145a1c5&DocRulesView=Libero

    http://bergaminideborah.wordpress.com/2013/08/07/pensioni-doro-cifre-dellinps-in-risposta-a-mia-interrogazione-sono-impressionanti/

    22 Ott 2013
  15. MAX

    Reply

    Le aliquote folli comporteranno la chiusura delle partite iva. Quindi i soldi all’INPS non entreranno e non potranno essere utilizzati per le SPESE ATTUALI (frutto di politiche anche allegre del passato).
    Il nostro è un sistema con il calcolo della pensione contributivo ma la modalità di spesa a ripartizione. Tra un po’ modificheranno sempre più al ribasso i coefficienti di trasformazione futuri, dicendo che quindi è inevitabile il dissanguamento attuale perpetrato dalla gestione separata. Un bell’affare: un debito futuro solo presunto con incassi oggi. Ecco perché le aliquote aumentano. Il resto sono bugie.
    Calcolate il montante contributivo di una partita iva media, considerate che andrà in pensione a settant’anni e la vera aspettativa di vita residua….ditemi voi se hanno senso quei coefficienti…
    Se davvero il fine fosse garantire le pensioni in futuro la strategia risolutiva sarebbe un’altra. Due quote: una contributiva privata ed una pubblica finanziata con la fiscalità generale.

    22 Ott 2013
  16. Deciomeridio

    Reply

    Le aliquote contributive devono continuare a salire per pagare le pensioni a milioni di dipendenti pubblici del Sud assunti per scopi clientelari nei decenni passati.

    Hanno lavorato poco,male con molte “malattie” in mezzo ma a quei tempi …non fare una sega si traduceva in ….diritti acquisiti.

    Chiedete informazioni alla CGIL CISL & UIL.

    22 Ott 2013
  17. paolo

    Reply

    x Deciomeridio
    “si traduceva in ….diritti acquisiti.”
    Per favore non cominciamo con la favola dei diritti acquisiti. In tutto il mondo non esistono i diritti acquisiti in campo previdenziale. Negli USA c’è una sentenza della Corte Costituzionale che ha chiarito tutto 50 anni fa. La riforma previdenziale fatta in Svezia venti anni fa, ha tagliato quello che c’era da tagliare ed hanno risolto il problema. Solo in Italia esiste la favola dei diritti acquisiti in quanto i politici devono difendere il loro vitalizio e perpetuano con leggi sbagliate ad hoc le sentenze della Corte Costituzionale che si vede costretta ad applicare le leggi italiane.
    I cosiddetti “diritti acquisiti” sono una precisa scelta politica di difendere le caste tutelate dai sindacati e dai politici.
    La manovra da fare deve contemplare un taglio di 50 miliardi di euro dal bilancio dell’INPS e di tutte le casse dei liberi professionisti, in primis quella dei giornalisti (INPG) che elargisce a man bassa pensioni da 100.000 euro che stranamente sfuggono nei più accesi resoconti sull’argomento, ai più quotati pennivendoli.
    Quindi attenzione a nominare i diritti acquisiti.
    Voglio vedere come hanno scritto l’ennesimo contributo di solidarietà richiesto alle pensioni d’oro, per capire se si vogliono far bocciare la norma dalla Corte Costituzionale con un collaudato gioco delle parti per la terza volta.
    http://www.ingegneri.info/forum/viewtopic.php?p=404157#p404157

    22 Ott 2013
  18. Marco

    Reply

    Non capisco come faccia Paolo a mischiare le aliquote Iva con i contributi INPS.
    L’Iva è una partita di giro, quindi i la addebito al cliente e la verso all’erario, senza che questi importi incidano minimamente sul mio reddito, mentre i contributi INPS vengono pagati direttamente dal mio reddito lordo, senza che in realtà mi creino un reddito futuro, in quanto le percentuali di ritorno sono irrisorie, e quelle di rivalutazione del montante ad oggi dovrebbero essere addirittura negative.
    In conclusione, non capisco quale vantaggio dovrei trarre da una diminuzione dell’aliquota Iva, anche se andasse a zero non avrei il minimo incremento di reddito, anzi visto che la totalità dei miei clienti sono aziende, forse ne avrei solo svantaggi, un costo in meno da dedurre per loro, allo stesso modo non capisco il vantaggio di un continuo aumento dell’aliquota previdenziale, che erode il mio reddito oggi e non mi genera una pensione domani, anzi mi crea una situazione per cui i redditi persi oggi non mi consentono di crearmi una pensione integrativa, e garantirmi il futuro a prescindere dall’INPS.

    Marco

    22 Ott 2013
  19. paolo

    Reply

    x MAX che ha scritto:
    Le aliquote folli comporteranno la chiusura delle partite iva. Quindi i soldi all’INPS non entreranno e non potranno essere utilizzati per le SPESE ATTUALI (frutto di politiche anche allegre del passato).
    Il nostro è un sistema con il calcolo della pensione contributivo ma la modalità di spesa a ripartizione. Tra un po’ modificheranno sempre più al ribasso i coefficienti di trasformazione futuri, dicendo che quindi è inevitabile il dissanguamento attuale perpetrato dalla gestione separata. Un bell’affare: un debito futuro solo presunto con incassi oggi. Ecco perché le aliquote aumentano. Il resto sono bugie.
    Calcolate il montante contributivo di una partita iva media, considerate che andrà in pensione a settant’anni e la vera aspettativa di vita residua….ditemi voi se hanno senso quei coefficienti…
    Se davvero il fine fosse garantire le pensioni in futuro la strategia risolutiva sarebbe un’altra. Due quote: una contributiva privata ed una pubblica finanziata con la fiscalità generale.

    _______________________
    Il tema previdenziale va visto non nell’ottica di quello che accadrà tra venti anni e che nessuno può azzeccare, ma nell’ottica della sostenibilità fiscale del bilancio corrente dello Stato.
    Non me lo sono inventato io, ma è nei preamboli della Riforma Dini e della Riforma Fornero ove si dice che il fine è quello di stabilizzare la spesa pensionistica in rapporto al PIL.
    Ebbene tutto questo non è mai avvenuto e non sarebbe mai potuto avvenire perché i nostri bravi politici hanno la faccia come le terga se sono capaci di raccontare cazzate anche agli ispettori della Comunità Europea.
    Ebbene, quando sentite Brunetta che afferma che il sistema pensionistico italiano è stabile e sostenibile, vi ha raccontato una cazzata grossa come una casa.
    La Riforma Dini che i nostri politici esaltano come quella che ha introdotto il metodo di calcolo contributivo, in realtà fino al 2012 non ha introdotto un bel nulla se dopo 17 anni dal 1996, i pensionati andavano ancora in pensione con il metodo di calcolo retributivo.
    Il metodo contributivo sarà applicato tra una quarantina d’anni se va bene.
    Nel frattempo, gli altri paesi europei hanno una spesa per pensioni in rapporto al PIL di quattro punti inferiori al nostro.
    Se ci mettete che la nostra pressione fiscale è anche più alta capite in che cosa investe lo Stato italiano. Nei capelli grigi anziché nella materia grigia.
    Ma qui non si risolve la situazione con un punto in meno di aliquota contributiva.
    Qui prima di tutto bisogna fare chiarezza su come vengono spesi 270 miliardi di euro.
    Capire se possiamo permettercelo di mantenere queste pensioni o se per sopravvivere (e non per la pensione tra 20 o 40 anni) possiamo continuare su questa strada.
    Se si ritiene di si, si continua a pagare quello che c’è da pagare, ma se per disgrazia non fosse così, allora bisogna armarsi con delle robuste mazze perché la pantomima delle ramazze del nord, di Maroniani ricordi, non basterà a risolvere il problema.
    Quindi suggerisco:
    1) analisi del problema;
    2) valutazione delle possibili alternative;
    3) soluzione.

    22 Ott 2013
  20. Marco

    Reply

    Paolo a scritto …
    Quindi suggerisco:
    1) analisi del problema;
    2) valutazione delle possibili alternative;
    3) soluzione.
    .

    Caro Paolo mi sembra che non hai seguito le discussioni svolte in precedenza e gli articoli su questo sito.

    1) analisi del problema, il problema e fin troppo chiaro, ulteriore innalzamneto di una contribuzione già eccessiva e sicuramente superiore a tutte le altre categorie di lavoratori

    2) Valutazione delle possibili alternative 3) Soluzioni, questi due punti convergono. Subito stop all’aumento, a seguire armonizzazione con quelle degli altri lavoratori autonomi.

    22 Ott 2013
  21. paolo

    Reply

    x Marco che ha scritto:
    Non capisco come faccia Paolo a mischiare le aliquote Iva con i contributi INPS.
    L’Iva è una partita di giro, quindi i la addebito al cliente e la verso all’erario, senza che questi importi incidano minimamente sul mio reddito, mentre i contributi INPS vengono pagati direttamente dal mio reddito lordo, senza che in realtà mi creino un reddito futuro, in quanto le percentuali di ritorno sono irrisorie, e quelle di rivalutazione del montante ad oggi dovrebbero essere addirittura negative.
    In conclusione, non capisco quale vantaggio dovrei trarre da una diminuzione dell’aliquota Iva, anche se andasse a zero non avrei il minimo incremento di reddito, anzi visto che la totalità dei miei clienti sono aziende, forse ne avrei solo svantaggi, un costo in meno da dedurre per loro, allo stesso modo non capisco il vantaggio di un continuo aumento dell’aliquota previdenziale, che erode il mio reddito oggi e non mi genera una pensione domani, anzi mi crea una situazione per cui i redditi persi oggi non mi consentono di crearmi una pensione integrativa, e garantirmi il futuro a prescindere dall’INPS.

    Marco
    _____________________

    In primis bisogna avere una visione più ampia del sistema. I romani dicevano dividi et impera (mi pare).
    La previdenza sociale per uno stato moderno è l’intervento che lo Stato mette in campo per risolvere le situazioni di bisogno che si creano nella società e garantire la civile convivenza e la sicurezza sociale.
    In Italia prima del 1978, per quanto riguarda la Sanità, esistevano le mutue non so esattamente in quale numero, ma si è ritenuto di doverle tutte eliminare e creare il Servizio Sanitario Nazionale. Se uno sta male, quando vai all’ospedale, non ti chiedono se sei un libero professionista, un disoccupato o un dipendente. Al pari se ti devono fare una lastra, te la fanno a prescindere dalla professione e da quanto hai contribuito a ciò.
    Sembra assurdo, ma in linea di massima la previdenza dovrebbe essere informata a questi principi. Non lo dico io ma la Costituzione art. 38.
    Ora, dopo 65 anni dall’entrata in vigore della Costituzione, ci troviamo in campo previdenziale ancora con le Mutue a a dover smaltire tutte le distorsioni (puoi immaginare quali) dovute ai diversi regimi previdenziali.
    Oramai l’INPS gestisce più del 95% delle posizioni previdenziali, ma con molti regimi separati che devono trovare una armonizzazione (non lo dico io ma i preamboli di tutte le riforme previdenziali).
    Nell’attesa che si realizzino tutti questi auspicabili traguardi, i costi del sistema pensionistico sono esplosi e sono diventati insostenibili.
    Poiché la materia scotta e le elezioni sono sempre alle porte, i politici si guardano bene dall’indicare la via d’uscita che ben conoscono.
    Cosa c’entra l’IVA con i contributi?
    In primis, fino a due anni fa, il deficit corrente INPS arrivava ad 80 miliardi di euro.
    Tutta l’IVA è intorno ai 100 miliardi.
    Ebbene, lo Stato italiano che siamo noi, dopo che ai lavoratori dipendenti ed autonomi ha chiesto il 33% del reddito, si trova a secco per pagare le pensioni in essere e prende una cospicua fetta di IVA.
    Anche se si dovesse togliere la quota per l’assistenza i numeri cambiano poco perché in questo caso lo Stato è abbastanza accorto. In matematica si dice che la somma di infinitesimi da sempre un infinitesimo.
    Se si volesse raccontare agli italiani veramente come stanno le cose, si dovrebbe dire che l’aliquota contributiva di equilibrio non è il 33% ma il 50%.
    Quando i sindacati e gli imprenditori chiedono di diminuire il cuneo contributivo, raccontano l’ennesima cazzata se poi dobbiamo aumentare l’IVA, le sigarette e la benzina per finanziare l’INPS.
    Se vai al ristorante, penso che vorresti sapere quanto costa effettivamente il pranzo servito e non avere un conto sottocosto per poi pagare di parcheggio il doppio che per mangiare.
    Quindi in primo luogo bisogna capire quanto costa il pranzo e non si può pretendere 10 portate al prezzo di 2.
    Tornando alla riduzione dell’IVA, ho avuto modo di notare che i dottori, per ovvi motivi hanno l’IVA pari a zero. Nella loro autonomia, hanno aumentato le aliquote contributive ed arriveranno a più del 30% (dipende dalle gestioni).
    Sono pazzi? La realtà è che se si vuole garantire un minimo di adeguatezza alle prestazioni pensionistiche, il 30% ci vuole, a meno che non si vuole smettere di lavorare a 75 anni.
    Il sistema è a ripartizione e non può cambiare per ragioni di fatto su cui non mi dilungo.
    Cosa rimane?
    Se volete ridurre il cuneo fiscale per gli autonomi rimane l’IVA e tutte le altre imposte.
    Molti interventi lamentano che con un aumento delle aliquote contributive si va fuori mercato. Ma anche l’IVA aumenta il costo della prestazione professionale portandola fuori mercato.
    Ora se vi studiate la giungla delle aliquote IVA, vedete che i veri tartassati sul lavoro sono i “Servizi” con l’aliquota massima.
    Il fornaio, ha aliquote anche al 4%.
    Stessa cosa per una miriade di attività. Perché i servizi, che si basano in larga parte sul lavoro e poco sulla fornitura di cose deve avere l’aliquota più alta di tutti?
    Se guardate al cuneo fiscale dalla parte del committente, si troverà a pagare non solo il 60% che lamentavate, ma addirittura l’82% di tasse per avere la vostra prestazione.
    Quindi visto che la pressione fiscale in Italia viaggia al 50% e che la stessa comprende anche i contributi previdenziali, per ridurre quella che avete voi (che è assolutamente record rispetto a tutti gli altri tipi di lavoratori) non potete tagliare i contributi previdenziali che servono per avere la restituzione (si spera) di un servizio), ma dovete tagliare le altre imposte che servono per finanziare i servizi pubblici degli altri.
    Scendendo più in dettaglio, per i dipendenti, cosa cambierebbe se il datore di lavoro accreditasse tutti i contributi che versa all’INPS anzichè come pagati da lui direttamente, come se fosse un totale sostituto d’imposta per conto del lavoratore?
    Il costo totale del lavoro sarebbe sempre lo stesso.
    Nella concorrenza internazionale l’imprenditore non avrebbe costi minori.
    Sicuramente mi sfuggirà qualche detrazione fiscale che non conosco, ma lo schema generale di come sono impiegate le imposte deve essere chiaro. Mi sembra di ricordare che in Danimarca, il sistema previdenziale non richiedeva trasferimenti aggiuntivi dallo Stato. In quel caso, si sa che con la giusta aliquota di contributi si fornisce un servizio del quale si possono valutare le caratteristiche.
    Se noi non sappiamo quanto ci costano le pensioni regalate, come facciamo a tagliarle?

    22 Ott 2013
  22. paolo

    Reply

    x Marco
    Se le aziende non pagano l’IVA non hanno necessità di dedurre un costo che non hanno, ma forse, come i dottori, potresti avere più margine per aumentare il tuo compenso visto che altrimenti sul tuo lavoro l’80% va allo Stato.
    Quanto al farsi una pensione integrativa, ciò sarebbe auspicabile ma se per non far fallire lo Stato oggi sei costretto a dargli l’80% di quello che incassi, per adesso stiamo parlando di fantaprevidenza.
    Le nuove regole della Fornero, prevedono che l’aliquota di computo sia uguale all’aliquota di finanziamento, ma questo potrà avverarsi se non siamo falliti prima o se non ci siamo indebitati per le prossime 4 generazioni.
    Quanto a dire “garantirsi un futuro a prescindere dall’INPS” é come dire di voler continuare a fare l’italiano a prescindere dall’ITALIA.

    Scusatemi per questi sfoghi, non voglio apparire per quello che non sono, ma vedere quotidianamente certe facce a dirci cosa dobbiamo fare, mi è diventato veramente insopportabile.

    Il dibattito è veramente interessante e civile.

    22 Ott 2013
  23. Marco

    Reply

    x Paolo, premetto che sono un tecnico informatico e non un contabile, ma dalle mie conoscenze contabili nel tuo ragionamento sull’Iva è presente un errore di fondo, l’iva si somma al compenso non si sottrae, mi spiego meglio se fatturo 100 con L’iva diventerà 122 e non 80 come lasci intendere. Poi certo se vogliamo dire che qualsiasi tassa viene tolta è sicuramente una cosa buona sono molto d’accordo, ma se dobbiamo fare degli interventi questi vanno fatti su Irpef e INPS, è vero che i medici non la applicano nel caso di prestazioni a privati, ma non so bene come si comportano nel caso fatturino delle prestazioni a cliniche private, penso in quel caso venga applicata.
    Il problema nasce sicuramente nel 1995 quando fu creata la gestione separata, operazione fatta esclusivamente per garantire la copertura delle casse dell’INPS in perenne rosso, infatti prevedeva pochi versamenti e ritorni nulli, da li a seguire i versamenti sono aumentati ma i ritorni sono rimasti nulli.
    Continuare ad aumentare i versamenti ma contestualmente diminuire i valori di ritorno può solo aumentare gli squilibri, tieni presente che la gestione separata a già oggi versamenti più alti di ogni altro lavoratore (cerca sul sito le tabelle), ma in compenso a dei coefficienti più bassi e soprattutto può andare in pensione 1 anno dopo degli altri. quindi se queste sono le premesse l’unica soluzione e lottare per ridurre le aliquote per cercare di sopravvivere.

    22 Ott 2013
  24. paolo

    Reply

    Ale ha scritto:
    Caro Paolo,
    prima di dire che dobbiamo lasciare le decisioni relative alla gestione separata in mano a persone che ne sanno (ma purtroppo non capiscono nulla di lavoro autonomo) rifletti su questo: è vero, con aliquote più alte avremo (forse: hai presente quali sono i coefficienti di restituzione della gestione separata?) una pensione migliore.
    MA: Al dipendente quel 33% viene versato per 2/3 dall’azienda, mentre noi dobbiamo versarlo da soli in toto. A me pare tutto tranne che equo.
    Senza contare che il calcolo del 33% viene fatto su basi differenti tra noi e i dipendenti (hai presente la differenza tra lordo e netto? Già ora, con il 27%, paghiamo più dei dipendenti. Leggi i documenti ACTA nel sito).
    Tra le aliquote INPS e le tasse, semplicemente alla fine uno non ce la fa. Come? Aumentare le tariffe di conseguenza? Sembra semplice: in realtà, semplicemente si esce dal mercato (e questo vale soprattutto per noi traduttori).
    E comunque è sbagliato mischiare pressione fiscale con aliquote previdenziali, che sono due cose differenti e come tali vengono trattate anche da chi (come dici tu) “ne sa.”
    E poi, veramente pensi che le persone che in ACTA hanno elaborato la piattaforma non capiscano nulla di previdenza? Mi spiace, ma sbagli.
    Cordialmente, una traduttrice.
    ________________________
    Ho letto con più calma le proposte allegate all’appello. Condivido tutte le premesse in cinque punti.
    Quanto agli allegati, per i professionisti deboli, la richiesta coincide con la mia se non fosse che io mi accontentavo di ridurre a metà l’IVA mentre la richiesta ufficiale è la totale esenzione di IVA e IRAP. Non si sarà esagerato? Tentare non nuoce, ma anche un poco di realismo. Obiettivamente non mi piace molto mercanteggiare.

    Per la categoria forte si propone un regime con una aliquota contributiva più bassa ma con l’IVA attuale, per poi fare la previdenza integrativa in libertà. Ancora richieste da libro dei sogni se lo Stato sta andando a caccia di ulteriori imposte e qui si vuole caricarlo ancora di agevolazioni in aggiunta a riduzioni di introiti fiscali.

    Invece, quando si aumentano i contributi, l’ACTA che giustamente rivendica una rappresentanza sociale, visto che in questa fase dà un contributo positivo all’equilibrio del sistema previdenziale, dovrebbe anche pretendere un taglio delle spese pensionistiche che stanno ammazzando l’Italia.

    22 Ott 2013
  25. paolo

    Reply

    Marco ha scritto:
    x Paolo, premetto che sono un tecnico informatico e non un contabile, ma dalle mie conoscenze contabili nel tuo ragionamento sull’Iva è presente un errore di fondo, l’iva si somma al compenso non si sottrae, mi spiego meglio se fatturo 100 con L’iva diventerà 122 e non 80 come lasci intendere. Poi certo se vogliamo dire che qualsiasi tassa viene tolta è sicuramente una cosa buona sono molto d’accordo, ma se dobbiamo fare degli interventi questi vanno fatti su Irpef e INPS, è vero che i medici non la applicano nel caso di prestazioni a privati, ma non so bene come si comportano nel caso fatturino delle prestazioni a cliniche private, penso in quel caso venga applicata.
    Il problema nasce sicuramente nel 1995 quando fu creata la gestione separata, operazione fatta esclusivamente per garantire la copertura delle casse dell’INPS in perenne rosso, infatti prevedeva pochi versamenti e ritorni nulli, da li a seguire i versamenti sono aumentati ma i ritorni sono rimasti nulli.
    Continuare ad aumentare i versamenti ma contestualmente diminuire i valori di ritorno può solo aumentare gli squilibri, tieni presente che la gestione separata a già oggi versamenti più alti di ogni altro lavoratore (cerca sul sito le tabelle), ma in compenso a dei coefficienti più bassi e soprattutto può andare in pensione 1 anno dopo degli altri. quindi se queste sono le premesse l’unica soluzione e lottare per ridurre le aliquote per cercare di sopravvivere.
    _________________________
    Per capire di cosa parlo, bisogna leggere la spiegazione di cosa è il cuneo fiscale in wikipedia in inglese

    https://en.wikipedia.org/wiki/Tax_wedge

    Si dice chiaramente che una tassa fa diminuire il reddito per i fornitori, aumentare i costi per i consumatori e ridurre la quantità della merce.
    Se si diminuisce l’IVA, dovrebbe aumentare il ricavo per il lavoratore, diminuire i costi al consumatore e anche noi siamo consumatori, ed aumentare gli scambi.

    Tutti vogliono la ricetta per la crescita. Che cosa è questa?
    Ma non è che ho scoperto l’America?
    Saluti.
    P.S. Quanto all’IVA, purtroppo conosco come si applica, addirittura c’è anche la tassa sulla tassa (contributo integrativo).

    Prova a fare un ragionamento per assurdo.
    Azzeri i contributi previdenziali, -27% e li compensi con l’IVA che va al 49%.
    Per lo Stato non cambia nulla e continua a pagare le stesse pensioni retributive d’oro, i vitalizi ecc.
    D’altra parte, quando fa la compensazione con l’F24 non si preoccupa se compensi i crediti IVA con i debiti INPS.
    Tu sei contento perché non paghi l’INPS, e l’INPS è più contento di tutti perché dallo Stato centrale prende i soldi per pagare chi gli pare e non ha più nessun obbligo verso di te che ti dovrai fare la pensione integrativa con altri soldi.
    Nel frattempo il cliente finale avrà sempre lo stesso costo e non potrà aumentare i consumi, stessa cosa per te che avrai da pagare più IRPEF in quanto non avrai neanche la detrazione dei contributi.
    Se pensi che questo è quello che vuoi ….
    Un saluto.

    22 Ott 2013
  26. paolo

    Reply

    Scusate ancora per lo sfogo, ma pensare che hanno avuto il coraggio di aumentarvi l’IVA di due punti e i contributi previdenziali di 6 punti, con tutte le altre tasse in mezzo, è veramente una vergogna.

    22 Ott 2013
  27. Ale

    Reply

    Ciao Paolo,
    sfogati pure, che qui non ci è rimasto che quello, tanto a Roma fanno orecchie da mercante e basta (veramente credi non abbia mai sentito parlare di pensioni d’oro, etc? E allora che ci sto a fare su questo forum a discutere? Stai sfondando una porta aperta, su quello…)

    A proposito degli allegati, personalmente non sono d’accordo sulla suddivisione tra deboli e forti, perché così facendo si mira solo alla protezione dei deboli e questo si traduce in aliquote inps invariate – e invece proprio il debole fa più fatica a versare queste aliquote…
    Per quanto riguarda l’IRAP, se non c’è organizzazione (dipendenti) sono già tanti i colleghi che non pagano, ci vorrebbe solo una modifica della legge e non lasciar decidere singolarmente ai tribunali regionali.
    Sull’IVA… l’avevano fatto un regime senza, con i minimi, ma sono riusciti a fare un macello anche con quello: essendo regime a parte e non aliquota dedicata non si potevano scaricare determinate spese, per cui a tanti non conveniva; adesso poi l’hanno limitato a determinate fasce di età, per cui noi ultraquarantenni ci attacchiamo al tram.
    Bah.
    Non è un paese per (traduttori, consulenti, fare vobis), scapperemo tutti.

    23 Ott 2013
  28. paolo

    Reply

    x Ale
    che ha scritto
    “……. A proposito degli allegati, personalmente non sono d’accordo sulla suddivisione tra deboli e forti, …..”
    _______________
    Poiché avevo fatto una miriade di interventi, mi ero trattenuto, ma sono perfettamente d’accordo nel non aumentare le caste.

    A mio avviso si dovrebbero chiudere immediatamente tutte le casse di previdenza privatizzate che sono l’esempio reale, che le caste sono fuorilegge solo in India, ma non in Italia.

    Se poi voi volete farne altre ….

    Ma con internet ormai le notizie circolano tranquillamente e non c’è più da inventarsi nulla, basterebbe copiare.

    http://www.alanfriedman.it/friedman-intervista-jo-anne-barnhart-ex-capo-della-social-security-usa/

    Ma con la casta dei giornalisti che ci ritroviamo, fare un paese normale è più difficile che andare sulla luna.

    http://www.inpgi.it/sites/default/files/Documento_riepilogativo_2011_GP.pdf

    Saluti.

    24 Ott 2013

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Firma la petizione ACTA per fermare l'aumento dell'aliquota …

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