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Agile é meglio che flessibile?

18 Marzo 2013 Lavoro, News

Ho partecipato in rappresentanza di ACTA all’ultima riunione dell’European Forum of Independent Professionals (EFIP).
L’EFIP è un ente aggregativo di varie realtà nazionali per una consapevole rappresentanza soprannazionale, che non si accontenta di lasciarsi portare dalla corrente, ma interviene attivamente per dare una forma riconosciuta e riconoscibile a queste nuove figure di lavoratori, intervenendo nella realtà politica e sociale europea, come uno scalpellino dà forma alla sua opera. Al posto dello scalpello, si usano nuove sinergie, forme aggregative, nuove fitte ragnatele di collaborazione e solidarietà – i nuovi network – nel determinatissimo intento di “produrre” soluzioni – e non per scappare – bensì per vivere nella crisi e malgrado questa, trovando poco a poco modalità praticabili e vie di uscita percorribili per tutte le realtà europee.
Ogni associazione di rappresentanza nazionale che siede al tavolo dell’EFIP è conscia di mettere sul tavolo le angosce, ma anche i fermenti e gli stimoli del proprio paese nel settore del lavoro autonomo, secondo l’accezione oramai consolidata dall’Unione Europea, di Independent Professional come professionista autonomo e come micro-impresa, perché è su questi concetti che si impernia l’azione di EFIP e sono questi gli impulsi che le hanno dato vita nel 2010.
Lavorando in EFIP non si può voltare lo sguardo agli ostacoli che vengono subdolamente messi sulla via dell’I-pro da alcune amministrazioni statali: non adottare una politica di contribuzione fiscale diversificata per scaglioni di reddito, come invece succede in Belgio, rappresenta un’evidente iniquità per i freelance con redditi più bassi, usare l’esazione fiscale per convincere un numero sempre maggiore di free-lance ad abbracciare posizioni da dipendente, costringere i professionisti autonomi a pagare le licenze televisive o le polizze assicurative in materia di lavoro e previdenza somme molto più elevate rispetto ad altre tipologie di lavoratori, è pure espressione di una politica subdola e discriminatoria.
Grazie alle indagini del Rapelli Report, presentato nel 2012 al Parlamento Europeo, e quella, tuttora in corso, della Prof. P. Leighton, cominciano a venire a galla altre non scontate verità su come gli I-Pros europei si percepiscono e vengono percepiti nel proprio paese, con chi essi si identifichino maggiormente dal punto di vista lavorativo e rappresentativo, da cosa derivino le proprie tensioni e come vedano il proprio futuro. Si fa quindi strada un fronte comune di ricerca e attenzione, che ha come obbiettivo, oltre che raccogliere cifre e numeri per le statistiche, anche quello di informare i policy maker di ogni paese membro e dell’Unione Europea, al fine di agevolarli nella formulazione e promulgazione di leggi in linea con i tempi e le esigenze reali dei lavoratori in questione.

Pur affrontando la situazione contingente, la pragmaticità che caratterizza EFIP porta questa organizzazione a proiettarsi nel futuro e a creare nuove sinergie, concependo nuovi modelli aggregativi per la creazione di un gruppo di coordinamento per azioni e campagne unitarie a livello europeo e per l’istituzione di una rappresentanza sia a livello parlamentare, sia nei singoli paesi membri che nell’UE.
In questo contesto europeo, si segnalano altre sottili, ma eloquenti trasformazioni. Una per tutte: la popolazione irlandese ha coniato un nuovo termine per questa seconda fase aggregativa della storia del lavoro autonomo, che definisce l’economia su cui si basa agile, piuttosto che flessibile: forse prelude ad una prossima ondata di trasformazioni e novità sia nel settore lavorativo, della rappresentanza, che concettuale e terminologico? Comunque sia, ci stiamo lavorando.

Paola Gatto

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di Paola Gatto tempo di lettura: 2 min
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