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“Dica: no33!” Intervista a Titti Di Salvo, candidata SEL alla Camera in Lombardia

12 Febbraio 2013 Acta informa, Lavoro

ACTA sottopone a tutti i candidati alle prossime elezioni politiche 5 punti programmatici per la valorizzazione del lavoro autonomo professionale e per una maggiore equità nei confronti delle nuove tipologie di lavoratori e chiede l’adesione alla campagna “Dica: no 33!”. Di seguito il testo della quinta intervista.

Alla fine delle 5 domande abbiamo pubblicato uno scambio di mail tra Anna Soru e Titti Di Salvo, mirato ad approfondire il tema del Dica: no33!

ACTA Negli ultimi anni la nostra contribuzione pensionistica è cresciuta dal 20% al 27%, con il contributo di tutti i governi. Sulla base della legge sul lavoro del 2012 dovrebbe aumentare ancora al 33% Si impegna a fermare questo aumento?
Se è contraria/o ci spieghi le sue motivazioni.

Di Salvo Come prima osservazione di premessa ci tengo a dire che sulla legge Fornero bisogna tornare perchè contiene molti limiti sia di impostazione culturale – non si crea lavora agendo sulle regole del mercato del lavoro o sul cambiamento dello Statuto dei lavoratori,il lavoro si crea con gli investimenti – che di efficacia .Giusto ieri sono stati presentati dati che indicano come dopo la legge non sia avvenuta la trasformazione di lavori precari in lavori stabili,che era invece uno degli obiettivi annunciati della legge).
Poi, entrando nel merito della domanda vorrei tornare alle ragioni dell’aumento della contribuzione. In sostanza le ragioni sono due :
1 avvicinare la contribuzione delle partite Iva alla contribuzione dei lavoratori dipendenti per evitare che il costo più basso di collaborazioni e partite Iva faccia da incentivo alla sostituzione di lavoro dipendente;
2 aumentare la quantità di contributi versati per ottenere pensioni dignitose soprattutto nel sistema contributivo vigente in cui conta quanto si versa.
Il rovescio della medaglia è legato al sistema di contribuzione per le parite Iva che, in assenza di una norma obbligatoria sulla rivalsa previdenziale che permetta di caricare una parte consistente del contributo sulla committenza,scarica il costo maggiore sui compensi, di fatto decurtandoli.
Posto che è interesse di tutti – sia dei lavoratori costretti ad aprire partita Iva che di coloro che scelgono quella strada liberamente – smascherare il falso lavoro dipendente travestito da partita Iva e avere prestazioni pensionistiche decenti,a mio avviso bisognerebbe agire sul secondo versante cioè sulla definizione di una norma che consenta di caricare parte consistente del contributo sulla committenza, adeguando l’aumento della contribuzione in parallello.

ACTA A suo parere quale è o potrebbe essere il ruolo che del lavoro autonomo professionale per favorire il recupero di produttività? Abbiamo fatto delle proposte articolate per incentivare il lavoro professionale autonomo e il suo rafforzamento, affinché possa efficacemente garantire innovazione e flessibilità alle imprese. Quali tra di esse (regime fiscale agevolato per redditi sino a 70-80.000 euro; calcolo imposizione fiscale e anticipi sulla media dei tre anni, deducibilità spese formazione, trasferte e ammortamento accelerato prodotti tecnologici, eliminazione doppia contribuzione SRL e semplificazione burocrazia) condivide, e quali ritiene di appoggiare nella prossima legislatura, se sarà eletta/o? Quali non condivide e perché?

Di Salvo Non ho contrarietà di massima su nessuna delle proposte e considero particolarmente necessaria la deducibilità delle spese di formazione.

ACTA Ritiene esista un problema di svalutazione dei compensi nel lavoro autonomo professionale? Concorda con le misure da noi proposte (salario minimo orario, tariffe eque per servizi professionali e regole sulle commesse pubbliche per salvaguardare equo compenso) per affrontare questo problema? Se non le condivide, ci spieghi le sue motivazioni.

Di Salvo Sono d’accordo con tariffe eque ed equo compenso e molto d’accordo sulle regole sulle commesse pubbliche.
Il salario minimo orario ricorda molto la retribuzione da lavoro dipendente. Per i professionisti invece penso che il compenso dovrebbe essere legato al lavoro svolto più che ad una prestazione oraria, altrimenti si rientra nel campo della retribuzione da lavoro dipendente e si alimenta dunque l’equivoco tra lavoro dipendente e lavoro a partita Iva.

ACTA E’ d’accordo sulla necessità di affrontare la situazione dei giovani e degli altri lavoratori che ricadono interamente nel sistema pensionistico contributivo, al fine di prevenire una diffusa situazione di povertà tra i futuri pensionati? Se no, perché?
Se sì, é favorevole al recupero della finalità solidaristica delle pensioni, con l’introduzione di una pensione base (aggiuntiva a quella puramente contributiva) legata al numero degli anni lavorati, indipendentemente dai contributi versati e dalla tipologia di lavoro svolto? Se non la condivide, perché? Quali altre misure propone?

Di Salvo Sono molto d’accordo su questo punto.La legge Fornero sulla previdenza annovera molti limiti:ha prodotto gli esodati;definisce la stessa età pensionabile per persone che fanno lavori diversissimi dall’infermiera al docente universitario;blocca la rivalutazione per pensioni che sono intorno ai 1000 euro,quindi riduce nel tempo di quelle pensioni. Uno dei limiti maggiori è quello che voi sottolineate e cioè l’ indebolimento della solidarietà del sistema:i precari di oggi saranno i poveri di domani.
Il sistema contributivo ha bisogno dunque di essere corretto per una migliore copertura pensionistica dei lavoratori discontinui e/o a bassa contribuzione rispetto in particolare a tassi di rivalutazione del montante contributivo e coefficienti di trasformazione.
Rispetto alla soluzione che voi proponete penso che ci debba essere la valorizzazione massima dei contributi versati per sostenere coloro che per anni hanno avuto basse contribuzioni per motivi di reddito e/o di aliquote contributive basse. Stabilito poi un livello di reddito dignitoso da garantire ai futuri pensionati, se non raggiunto con la pensione da contributi, è necessario intervenire attraverso la fiscalità generale per avvicinare/portare tutti a quella soglia.
Rispetto alla previdenza complementare, sono convinta che si possa ragionare per un sistema che ricalchi quello previsto dai fondi chiusi negoziali di origine contrattuale. Il tema va approfondito.

ACTA E’ favorevole all’istituzione di una indennità di maternità universale nei casi in cui non sia prevista alcuna indennità o ad integrazione di indennità esistenti? Condivide la nostra richiesta di estendere ai padri professionisti l’accesso ai congedi parentali?
Noi siamo insoddisfatti della copertura della malattia assicurata dall’INPS (indennità molto basse, necessità di rientrare in certi parametri di versamenti contributivi nel periodo precedente, massimali oltre i quali non si ha alcun diritto). Chiediamo di avere diritto ad una reale copertura della malattia, attraverso il mutualismo. Proponiamo la possibilità di sostituire l’obbligo di versamento all’INPS per malattia, con l’adesione ad una società di mutuo soccorso, mantenendone la totale deducibilità. Che ne pensa?

Di Salvo Il welfare italiano ha modalità di finanziamento misto:una parte viene finanziato dalla contribuzione dei lavoratori e delle imprese e una parte dalla fiscalità generale.Sono molto convinta che nuovi diritti di cittadinanza debbano – appunto in quanto parte della cittadinanza -essere finanziati dalla fiscalità generale.Sicuramente questo ragionamento vale per la maternità e il congedo obbligatorio di paternità (da portare a 15 giorni come in Europa).
Credo anche necessario finanziare attrverso la fiscalità generale,come avviene in tutta Europa con rarissime eccezioni,un reddito minimo come strumento di inclusione sociale e soprattutto di sostegno all’autonomia dei giovani che si riuscirebbero così di più a sottrarre al ricatto del lavoro nero,precarioe senza diritti.
Inoltre ,il mutualismo di origine operaia nacque proprio per ovviare all’assenza di coperture pubbliche. Le mutue sanitarie legate al lavoro sono sopravvissute nel nostro paese fino alla realizzazione del sistema sanitario nazionale universalistico nel 1978 che superava le disparità di trattamento tra cittadini. Sarei più orientata a sostenere che lo 0,72% che versate alla Gestione separata comporti una maggiore copertura per malattia e per altre prestazioni .Mi risulta che il gettito odierno di quel contributo sarebbe sufficiente a coprire prestazioni ben più corpose e durature. Sono d’accordo quindi a sostenere questa battaglia.

Mail inviata da Anna Soru a Titti Di Salvo:

Intanto grazie per le risposte.

Vorrei approfondire il tema della prima domanda, perchè sull’aspetto contribuzione pensionistica siamo stati vittima di un grande abbaglio (aumentare i contributi per ridurre convenienza rispetto a lavoro dipendente) e temo che se ne preannunci un altro (ovvero l’idea che l’aumento della rivalsa risolva tutto).

Parto dalla sua risposta.

“Poi, entrando nel merito della domanda vorrei tornare alle ragioni dell’aumento della contribuzione. In sostanza le ragioni sono due :

1 avvicinare la contribuzione delle partite Iva alla contribuzione dei lavoratori dipendenti per evitare che il costo più basso di collaborazioni e partite Iva faccia da incentivo alla sostituzione di lavoro dipendente;”

Questo assunto è alla base dello straordinario aumento dei nostri contributi. Eppure attualmente con il 27% noi già ora paghiamo più dei dipendenti per la pensione, se utilizziamo lo stesso metodo di calcolo (si veda schema allegato).

Vogliamo ricordare che tutti gli altri lavoratori autonomi pagano di meno (commercianti e artigiani arriveranno al 24%), soprattutto i professionisti con cassa pagano molto meno (tra il 12 e il 16%), e spesso operano nei nostri stessi mercati, ma con condizioni competitive molto più favorevoli perchè hanno una struttura di costi più leggera.

“2 aumentare la quantità di contributi versati per ottenere pensioni dignitose soprattutto nel sistema contributivo vigente in cui conta quanto si versa.”

E’ questo un problema di tutti coloro che operano in regime contributivo, sia perchè la rivalutazione è legata al PIL, sia perchè i coefficienti di trasformazione del capitale in pensione sono molto bassi, sia  perchè abbiamo sulle spalle intere generazioni di pensionati retributivi. Perchè si vuole intervenire su di noi e non prima su tutti coloro che pagano molto meno di noi e che quindi avranno pensioni ancora più basse? Il sistema contributivo restituisce in proporzione a quanto versato ma comunque restituisce poco. Il rendimento di quanto investito nelle pensioni è inadeguato. Vorremmo avere la possibilità di diversificare l’investimento e di poterci permettere anche una pensione aggiuntiva privata. Che margini ci possono essere con il 27% (o peggio con il 33%)?

“Il rovescio della medaglia è legato al sistema di contribuzione per le parite Iva che, in assenza di una norma obbligatoria sulla rivalsa previdenziale che permetta di caricare una parte consistente del contributo sulla committenza,scarica il costo maggiore sui compensi, di fatto decurtandoli.
Posto che è interesse di tutti – sia dei lavoratori costretti ad aprire partita Iva che di coloro che scelgono quella strada liberamente – smascherare il falso lavoro dipendente travestito da partita Iva e avere prestazioni pensionistiche decenti,a mio avviso bisognerebbe agire sul secondo versante cioè sulla definizione di una norma che consenta di caricare parte consistente del contributo sulla committenza, adeguando l’aumento della contribuzione in parallello.”

Moltissimi di noi non riescono a scaricare neppure la rivalsa attuale del 4%. Il committente quando tratta il costo di un servizio, tratta un costo lordo, comprensivo di ogni onere. Per non parlare poi di chi lavora con l’estero! L’aumento della rivalsa non cambierebbe molto per la maggior parte di noi.

Mail di risposta inviata da Titti Di Salvo ad Anna Soru:

Ho letto le argomentazioni e credo che il problema prinicipale stia nella definizione del  confine tra lavoro dipendente e lavoro autonomo. Ma sono certa di una cosa .Che il futuro governo, se sarà, come mi auguro, di centrosinistra :
-cambierà alcuni aspetti delle legge Fornero
-lo farà cercando un rapporto con le persone coinvolte e interessate .Si sottrarrà cioè all’ideologia ( per assumere di più  bisogna poter licenziare più facilmente) e all’ipocrisia (dopo la legge i contratti precari, tali sono rimasti)che ha caratterizzato la legge Fornero .
Dico ciò per dire in altro modo che sono molto interessata ad un rapporto con voi per capire di più le ragioni che portate e quindi mi rendo già da ora disponibile ad un incontro in questo senso.
ACTA

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4 Commenti

  1. MAX

    Reply

    Questa èla sinistra…non l’intervista a quello del PD già è stata fatta e dice le stesse cose…non resta che votare PDL o Grillo

    12 Feb 2013
  2. romano

    Reply

    I soliti giri di parole per dire che il 33% ce lo beccheremo tutto intero. Un film già visto.
    Sinistra? No grazie, abbiamo già dato.

    12 Feb 2013
  3. max

    Reply

    Piu’ che “no grazie” è il caso di dir “a fare in culo”.Il 33% è sempre stato un loro pallino, avendo il coraggio di dire che è quello che pagano i dipendenti….quali????.Navigate nel sito di SEL ed è scritto in grassetto nelle loro “controfinanziarie” nelle quali si parla di “energia pulita”, “diritti sociali” (a proposito…per chi?) e cose simili. Il candidato del PD ha il coraggio anche di prendere in giro: sono per l’allinamento al 24% facendo gravare il cliente del 9% a titolo di rivalsa….qualcuno mi spiega cosa cambia?

    12 Feb 2013

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