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Chi pensa alla Milano delle eccellenze?

10 Maggio 2011 Lavoro

Nella campagna elettorale per le amministrative di Milano ho letto diversi interventi che mi sono stati inviati. Quello che mi lascia perplesso è la scarsa messa a fuoco di una delle ragioni principali del disagio di chi vive in questa città, cioè la questione del lavoro, che non è soltanto una questione giovanile o dei giovani laureati, ma è in generale una questione delle famiglie con figli in età adulta.

Penso che tutti conosciamo i dati delle rilevazioni dell’Osservatorio Provinciale del Mercato del Lavoro e quelli delle ricerche Specula sugli sbocchi professionali dei laureati nelle 11 università lombarde. Ne esce veramente un quadro desolante. Non è tanto la crescente precarizzazione dei nuovi lavori che preoccupa – in futuro, secondo il maggiore studio di avvocati del lavoro USA, la percentuale di contigent workers sarà pari al 50% – quanto la sensazione che la qualità della domanda di forza lavoro espressa dalle imprese del settore terziario e manifatturiero si stia deteriorando sempre più e produca una massa informe di overeducated.

I sociologi del lavoro parlano di mismatch tra domanda e offerta, ma se così fosse, viene da interrogarsi sul senso della “bolla formativa” alla quale stiamo assistendo, il proliferare di Università, anche private, di scuole di specializzazione, di master, cioè di un universo autoreferenziale che protende le sue mani sulle risorse delle famiglie destinate alla spesa per la formazione dei figli e al quale nulla sembra importare se la sua offerta è adeguata o meno alle esigenze del mercato o se i suoi utenti possiedono le competenze giuste. Al tempo stesso si abbandonano al loro destino certe Scuole Civiche che dovrebbero essere un vanto per la città.

E tutto questo senza parlare di coloro che esercitano attività professionali in proprio o attività creative in quella enorme zona grigia che sta tra il lavoro occasionale e il lavoro autonomo, tipica della Milano della televisione, dell’editoria, della comunicazione, della moda, dell’evento, dell’entertainment. In un sistema italiano privo di ammortizzatori sociali per le nuove forme di lavoro postfordiste questa situazione incerta, fragile, iniqua del mercato del lavoro – pensate allo scandalo degli stage gratuiti – rende invivibile una metropoli.

Dal piccolo Osservatorio della nostra Associazione Consulenti Terziario Avanzato (ACTA) posso testimoniare che si sta assistendo a una vera e propria svalutazione delle competenze. Al professionista esperto si preferisce il giovane che costa di meno, ricattabile, la morale dei rapporti commerciali – tempi di pagamento, per esempio – si sta deteriorando, nelle gare per appalti pubblici la corsa ai ribassi produce situazioni grottesche.

Si dice che tutto questo non c’entra con l’elezione del sindaco perché il Comune non ha competenze specifiche in materia di lavoro. Ma allora non abbiamo capito proprio nulla di quel che passa per la testa dei nostri elettori. Chiedete ai candidati che hanno l’onestà e la pazienza di andare tutto il santo giorno in giro a parlare con la gente: il problema del lavoro è centrale.

La Milano “delle eccellenze” ce la dobbiamo scordare per un po’.

Sergio Bologna

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di Sergio Bologna tempo di lettura: 2 min
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