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Perché nessuno ascolta il popolo delle partite Iva?

25 Marzo 2012 Diritti, Lavoro, Vita da freelance

Sottoscriviamo in pieno l’invito rivolto da Dario Di Vico al Ministro Elsa Fornero affinchè dia ascolto alle associazioni che a vario titolo si occupano di lavoro professionale autonomo. L’appello è contenuto in una lettera aperta pubblicata in prima pagina sul Corriere della Sera di oggi 25 marzo 2012, in cui é riportato il nostro disagio rispetto ad una riforma che sembra non voler lasciare spazio al nuovo lavoro autonomo.

Si è costruita un’equazione tra lavoro professionale con partita iva e irregolari del mercato del lavoro e di conseguenza la terapia prevalente che è stata proposta è sembrata essere quella di far transitare queste figure verso il lavoro dipendente regolare. Quasi che l’universo del mondo del lavoro italiano potesse ancora una volta essere ricondotto a due tipologie esclusive, le imprese e i dipendenti. Da qui alla riproposizione dello schema che assegna la rappresentanza sociale tutta a Confindustria e sindacati confederali il passo è breve.
Accanto a molte finte partite Iva – è stato per primo il Corriere a parlare addirittura di una bolla del mercato del lavoro – esistono però persone che hanno scelto coscientemente il lavoro autonomo che poter usare il proprio tempo con modalità più flessibili, perché non amano le organizzazioni e le gerarchie, perché possono conciliare meglio professione e impegni di altro tipo , perché possono alternare a loro piacimento attività e formazione continua. Molti di costoro sono partite Iva monocommittenti perché magari sono impegnate su un progetto di ampio respiro e quindi totalizzante. Parecchi sono nativi digitali e stanno esplorando le nuove professioni del web. Parecchie sono donne. Se dovessimo applicare a loro gli schemi che si sentono ripetere in questi giorni si dovrebbe decidere d’imperio “tu sei una partita Iva finta, tu vera..”.
Questa tipologia di lavoro autonomo qualificato viene incontro alle esigenze di flessibilità e di specializzazione delle imprese tanto è vero che sta crescendo ovunque nei Paesi ad alta industrializzazione perché si muove in linea con le esigenze di modernizzazione delle economie avanzate e spesso costituisce il valore aggiunto della sfida competitiva che attende il made in Italy.
E proprio per questo complesso di motivi dovrebbe essere incoraggiato e sostenuto e non, come accade ora, gravato da un pesante regime fiscale e contributivo, cui non corrisponde alcuna (significativa) tutela.
Ma vengo al punto. E’ possibile che questo mondo in cui come abbiamo visto convivono sotto lo stesso regime fiscale (la partita Iva) il giovane inoccupato e il consulente cosmopolita non sia degno nemmeno di essere consultato quando si sta per varare una riforma del lavoro come quella che Lei, ministro, sta predisponendo? Le pare possibile che parlino a nome delle partite Iva i sindacalisti confederali che ovviamente leggono i mutamenti della società sempre in chiave di lavoro dipendente e quindi di allargamento del loro mercato della rappresentanza?

Amministratore del Sistema

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7 Commenti

  1. free-lance

    Reply

    la risposta ve la do io: perchè anche il popolo delle partite iva si è messo a parlare di lavoro tra governo, sindacati e partiti e ha dato voce a molti scansafatiche che avendo una partita iva ma poca intraprendenza e lavoro, fanno pensare agli autonomi come sfruttati e precari

    IO NON SONO SFRUTTATO NE’ PRECARIO, MA AUTONOMO PER SCELTA

    Se noi autonomi chiedessimo cose più pratiche, forse ci ascolterebbero

    comunque non capisco perchè non facciamo una giornata di “vacanza”, non la chiamiamo nemmeno sciopero, una giornata di vacanza

    oggi non lavoriamo, questo è lo gettito fiscale che ci perde lo stato, forse così saremmo ascoltati dal governo

    25 Mar 2012
  2. free-lance

    Reply

    acta chiedete quanti autonomi hanno dovuto versare l’iva su fatture emesse a cliente comunitari per la mancata iscrizione al vies, il cui obbligo è stato diffuso da una sola circolare lasciando ignari chi aveva già cominciato l’attività e stava fatturando come sempre, sapendo che il committente avrebbe pagato l’iva nel suo paese.

    Perchè l’agenzia delle entrate fa subito a inviare cartelle, ma per inviare un’informazione alle partite iva dicendo “se stai lavorando con l’ue devi iscriverti al vies” diventa impossibile? Perchè forse vogliono che si cada in sanzione?

    Queste sono le cose di cui acta dovrebbe occuparsi, i dettagli burocratici che affossano il lavoro degli autonomi, la cui risoluzione non chiede manovra nè politici nè sindacati, ma solo un aggiustamento delle norme e una corretta diffusione da paese moderno.

    25 Mar 2012
  3. carmelo

    Reply

    concordo in pieno con free-lance IO SONO AUTONOMO E CI VOGLIO RIMANERE, ma poi fanno migliaia e migliaia di sondaggi abbiamo fior fior di societa di statistica che si interroga sui piu assurdi argomenti che spesso non interessano nessuno non é almeno doveroso interrogare direttamente noi e chiederci se volessimo essere assunti o magari contunuare a gestire e organizzare il proprio lavoro e tempo in piena coscienza come meglio crediamo? Troppo difficile?

    25 Mar 2012
  4. Matteo

    Reply

    è un problema culturale. L’operaio che dopo 20 anni di immobilismo mentale eprde io lavoro è una vittima, mentre l’autonomo si sente dire “dico da ti lamenti? Hai scelto tu di essere autonomo”

    26 Mar 2012
  5. dar

    Reply

    non che mi voglia disinteressare dei lavoratori autonomi non iscritti all’ordine(che hanno le loro grandi ragioni)ma vorrei capire gli iscritti all’ordien dovevano essere esclusi da questa stretta sulle partite iva ed invece no??? ma si rendono conto del caos?? e dei problemi che potranno nascere?

    26 Mar 2012
  6. free-lance

    Reply

    una risposta del ministro inquietante, piuttosto che rassicurare i veri autonomi, parla di cercare equilibrio

    Ma perchè dover fare passi indietro? Non capisco, qual è il principio? Chi vuole farsi difendere si faccia difendere, ma i veri autonomi non capisco perchè debbano essere interessati da questa riforma

    MINISTRO FORNERO COSì CI FATE PERDERE I CLIENTI, NESSUNO VI HA CHIESTO NIENTE, SE CHIEDIAMO UGUALI CONTRIBUTI NEMMENO CI ASCOLTATE, ORA CHE NON VI ABBIAMO CHIESTO NIENTE, CI COMPLICATE IL LAVORO, CHE GIA’ E’ COMPLICATO DI SUO CON L’ASSURDA BUROCRAZIA CHE ERAVATE CHIAMATI VOI TECNICI A GESTIRE MEGLIO

    POI SE VOGLIAMO PARLARE PROPRIO DI SFRUTTAMENTO, NON SONO I CLIENTI MONOCOMMITTENTI A SFRUTTARE, NON E’ IL PADRONE, NON STIAMO AL 900′, E’ LO STATO CHE SFRUTTA, CHE RIEMPE DI TASSE I LAVORATORI, DIPENDENTI, AUTONOMI E IMPRENDITORI, E IN CAMBIO OFFRE SOLO CORRUZIONE, INEFFICIENZA E IGNORANZA

    MINISTRO FORNERO, LASCIA LAVORARE CHI LAVORA, SE MI OBBLIGHI A REGISTRARMI IN QUALCHE REGISTRO, SE VIOLI IL MIO SPIRITO DI FREE-LANCE, MI TRASFERISCO ALL’ESTERO E DOVRAI FARE I CONTI CON LE IMPOSTE CHE NON VERSERO’ PIU’ ALL’ITALIA

    27 Mar 2012

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Perché nessuno ascolta il popolo delle partite Iva?

di Amministratore del Sistema tempo di lettura: 2 min
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