Festa della mamma? No, del bonus fantasma!
11 Maggio 2025 Genitorialità, Maternità
Auguri mamme!
Eccoci qui, di nuovo a maggio, che fa sempre più rima con coraggio, quello che occorre nel 2025 in Italia per mettere al mondo dei figli. I dati sulla natalità e sull’occupazione femminile nel nostro Paese sono desolanti, oggi più che mai. Basta dare un’occhiata al consueto report “Le equilibriste” di Save The Children. Lo sono ancor di più se guardiamo alle misure che il Governo mette in campo per contrastare la denatalità.
Due anni fa scrivevo questo articolo nel tentativo da un lato di denunciare le persistenti discriminazioni e dall’altro di far luce sulla fragilità dell’essere genitori in Italia, a seconda del proprio status occupazionale o addirittura della composizione della coppia genitoriale.
L’anno scorso Anna Soru analizzava le misure introdotte per le lavoratrici madri, sottolineandone ancora una volta la forte iniquità e la scarsa efficacia, numeri alla mano.
Sempre l’anno scorso raccoglievamo la testimonianza emblematica di una lavoratrice autonoma che versa i suoi (tanti!) contributi in più casse previdenziali e che è riuscita a ottenere l’indennità di maternità per il rotto della cuffia, invece di poter contare sulla garanzia di un diritto fondamentale.
E quest’anno a che punto siamo?
Come riporta il sito dell’INPS, per incentivare la natalità, la Legge di Bilancio 2025 con l’art. 31 ha introdotto il Bonus nuovi nati. La misura permette di ottenere un importo una tantum di 1.000 euro per ogni figlio nato o adottato dal 1° gennaio 2025.
Il servizio online per presentare la domanda è attivo dal 17 aprile 2025. È necessario un ISEE non superiore a 40.000 euro annui. Dal calcolo è escluso l’Assegno Unico e Universale (AUU), che attualmente rimane l’unica misura di stampo universalistico a sostegno della genitorialità in Italia.
La domanda va presentata online, tramite il servizio dedicato, entro 60 giorni dalla data di nascita o dalla data di ingresso in famiglia del figlio. Per gli eventi verificatisi dal 1° gennaio al 16 aprile 2025, ovvero prima dell’attivazione del servizio INPS dedicato, il termine per la presentazione delle domande è fissato al 16 giugno 2025, pena la decadenza del diritto. La circolare INPS 14 aprile 2025, n. 76 illustra la disciplina del bonus e fornisce le indicazioni per la presentazione delle domande.
Avanti a colpi di bonus… inerti!
In questo Paese stiamo sviluppando, a quanto pare, un’insana passione (ossessione?) per i bonus. Poco importa se per l’acquisto di un elettrodomestico o per la nascita di un figlio! Nella Legge di Bilancio 2025 (art. 35) infatti è stato introdotto l’ennesimo bonus mamme, un esonero parziale dei contributi previdenziali per le madri lavoratrici con almeno due (2) figli e un reddito fino a 40.000 € annui. Questo sostegno economico è stato confermato per il triennio 2024-2026, con l’obiettivo di incentivare le donne a lavorare e aiutarle tramite uno sgravio contributivo, riducendo così le tasse da pagare. La novità interessante sta nel fatto che contrariamente al triennio precedente, questa misura dal 2025 viene estesa anche alle lavoratrici autonome.
Per beneficiare del Bonus mamme 2025 è necessario soddisfare i seguenti requisiti:
- Essere madre di:
- Due figli, tra cui il figlio più piccolo deve avere meno di 10 anni.
- Tre o più figli, tra cui il figlio più giovane deve avere meno di 18 anni.
- Essere lavoratrici dipendenti o autonome.
- Non essere in regime forfettario (per le Partite IVA).
- Non essere lavoratrice domestica.
- Avere un reddito annuo non superiore a 40.000 euro.
“Eh, vabbè, non siete mai contente, però!”
Tralasciamo pure i seguenti aspetti:
- La misura esclude tutte quelle donne che hanno un solo figlio, magari ancora piccolo, e che rinunciano a metterne al mondo altri faticando ad arrivare a fine mese.
- La misura preclude inspiegabilmente l’accesso alle lavoratrici domestiche (!!!), come se non lavorassero e non facessero figli pure loro.
- L’estensione alle autonome è limitata a chi opera in regime semplificato, escludendo tutte quelle che – probabilmente la maggior parte – operano in regime forfettario e nella media vantano redditi piuttosto bassi, pur godendo di un maggior abbattimento fiscale.
- Si continua a parlare sempre e solo di mamme, come se la genitorialità fosse solo una questione di donne, dimenticando totalmente il ruolo e la responsabilità dei papà.
- La scelta dello strumento della decontribuzione, che rischia di indebolire ulteriormente il sistema previdenziale.
In sé la misura potrebbe essere una buona notizia, riguarda le artigiane, le commercianti, le ditte individuali e dunque le libere professioniste in Gestione Separata. Peccato che manchi ancora il decreto attuativo, senza il quale non è possibile conoscere gli importi esatti dell’esonero, le modalità di presentazione della domanda e le tempistiche di erogazione.
Facendo una veloce ricerca in rete, il decreto risulta da mesi in fase di finalizzazione. La pubblicazione era dovuta entro 30 gg. dall’approvazione della Legge di Bilancio. Siamo a maggio e ancora nulla! Staranno forse aspettando il giorno della Festa della Mamma per darci il contentino? Persino le testate giornalistiche hanno smesso di parlarne. Le ultime notizie, ad esempio su Il Sole 24 Ore o su Sky24, risalgono a fine marzo.
Anche CGIL a inizio marzo ha denunciato l’inammissibile inerzia del Governo sul decreto attuativo, chiedendo di “emanarlo subito, corrispondere gli arretrati alle lavoratrici con 2 figli, alle lavoratrici con contratto a tempo determinato e alle lavoratrici autonome, estendere il BONUS MAMME anche alle lavoratrici domestiche e superare le criticità di tale misura, che riconosce vantaggi maggiori ai redditi più elevati”.
Insomma, anche quest’anno la facciamo la festa alle mamme, sì, a base di auguri, mimose che appassiscono in fretta e bonus che non arrivano o che nella migliore delle ipotesi rimangono gocce in mezzo al mare.
Nel 2025 le madri lavoratrici in Italia devono armarsi di coraggio, soprattutto se sono freelance, come dichiaravo in questa intervista di inizio anno su Prismag. Chissà quando potremo festeggiare misure strutturali, eque ed efficaci nel favorire la natalità e l’occupazione femminile!?!

















