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L'equivoco italiano sull'apertura della Commissione Europea ai liberi professionisti

7 Maggio 2014 Dal mondo, Eventi, Lavoro, News

Il 9 aprile scorso l’ANSA parla di una “rivoluzione copernicana” nelle politiche europee, in seguito alla

adozione del Piano d’azione per le libere professioni, che ha l’effetto immediato di aprire l’accesso ai fondi Ue alla categoria, finora esclusa in particolar modo in Italia

Tale piano d’azione, operativo dal 10 Aprile, prevede 4 punti molto importanti: accesso al credito, formazione all’imprenditorialità, commissione europeaaccesso ai mercati, riduzione del carico normativo.
L’articolo Ansa continua:

L’equiparazione all’imprenditorialità dei liberi professionisti – che acquisiscono pari diritti in materia di strumenti di sostegno Ue – è infatti la chiave di volta del nuovo sistema messo in piedi dalla Commissione europea. Un’operazione, questa, giudicata “estremamente importante” dalle diverse associazioni, in particolare Adepp, Cup e Confprofessioni che hanno lavorato insieme a Bruxelles per raggiungere il risultato.

E nel seguito riporta una dichiarazione del vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani, responsabile per l’Industria e l’Imprenditoria:

Per la prima volta i liberi professionisti diventano veri e propri imprenditori e come tali avranno la possibilità di utilizzare tutti gli strumenti finanziari comunitari che hanno gli imprenditori.

In realtà la notizia dell’Ansa è il rilancio di una conferenza stampa di Tajani, annunciata con un comunicato in cui si legge:

Il Piano d’Azione punta a sostenere le attività dei liberi professionisti, quali avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti o medici. Prevede azioni concrete da adottare a livello Ue e nazionale per migliorare il contesto in cui operano. Tra queste, accesso ai finanziamenti, formazione, migliore accesso ai mercati europei e internazionali, meno burocrazia e regole più semplici.

La notizia è naturalmente riportata da molti giornali, che avvalorano l’interpretazione di un nuovo piano d’azione comunitario rivolto ai professionisti ordinisti.
E come tale ci viene segnalata da una nostra socia formatrice.
Ne siamo sconcertati, perché questo “Piano Europeo” che di fatto concederebbe dei privilegi ai professionisti ordinisti appare in contrasto con la risoluzione del Parlamento europeo del 14 gennaio 2014, che invitava ad allargare la formazione a tutti gli autonomi, ed in contrasto con la storia stessa della Comunità Europea, che ha ostacolato la creazione di nuovi ordini!

Decidiamo di approfondire e cercare il piano d’azione a cui fa riferimento l’onorevole Tajani…ma non lo troviamo!

Salvatore Tarantino, Consulente in materia di Programmi Comunitari e Aiuti di Stato, ricostruisce il quadro delle normative europee e verifica:

  1. che non c’è alcun nuovo piano d’azione operativo dal 10 aprile;
  2.  che l’orientamento della Commissione Europea è  innovativo solo dal punto di vista nazionale, in quanto da sempre essa si è rivolta al lavoro autonomo in senso ampio, perché la definizione di impresa usata dalla commissione include “qualunque soggetto eserciti una attività economica – ovvero, qualunque attività consistente nell’offrire beni e servizi in un mercato “;
  3. che una definizione così inclusiva rende del tutto irrilevanti le distinzioni operate dagli ordinamenti nazionali riconducibili alla forma giuridica e a qualunque altro adempimento in capo al soggetto per lo svolgimento dell’attività economica.

In conclusione le norme comunitarie, le prassi e le iniziative della Commissione Europea non  mirano a favorire nell’accesso ai finanziamenti le professioni regolamentate, bensì a definire e implementare iniziative volte a una platea più ampia di attori : microimprese, lavoratori autonomi, professioni liberali e nuove professioni autonome.

Per un approfondimento rinviamo al documento integrale di Salvatore Tarantino “Lavoratori autonomi e accesso ai finanziamenti europei

ACTA

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