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3 Ottobre 2013 Lavoro, News, Vita da freelance

I nostri consiglieri Ugo Testoni e Samanta Boni sono stati intervistati da Antonella Cignarale di Reportime, la rubrica di inchieste del team Gabanelli pubblicata sul Corriere della Sera online.

Guarda il video e leggi l’articolo in cui denunciamo l’eccessivo peso fiscale e contributivo a carico dei liberi professionisti iscritti alla Gestione Separata e chiediamo il blocco dell’aumento al 33% dell’aliquota INPS, aumento che porterebbe alla morte del lavoro autonomo.

Aiutaci a diffondere la notizia in rete. Condividi il video sui social network e segnalalo ai tuoi contatti. Più verrà visto più resterà in primo piano, più emergeranno le nostre campagne e le nostre rivendicazioni. Grazie!

Amministratore del Sistema
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11 Commenti

  1. Elisa

    Reply

    Più chiaro di così! A conti fatti, ora come mai, unirsi e rafforzare le attività di opposizione agli aumenti Inps deve essere una priorità per tutti i lavoratori autonomi. O vogliamo morire strangolati da fisco e contributi?!

    3 Ott 2013
  2. Samanta Boni

    Reply

    Esattamente Elisa! Una cosa non è emersa dal video perché è stata tagliata per problemi di spazio. A incidere maggiormente sono gli acconti, soprattutto il 2° acconto che va versato entro il 30/11. Mentre per la parte IRPEF c’è l’opzione del ravvedimento operoso e quindi la possibilità di rimandare all’anno successivo il pagamento, ad esempio nel caso di un calo delle entrate e quindi della mancata liquidità per pagare le tasse, per l’INPS non c’è questa opzione. Va pagata tutta e subito anche se non hai guadagnato a sufficienza. E se non la paghi ti arrivano le sanzioni nel giro di poco tempo. Gli acconti si basano sul presupposto che i tuoi redditi continuino nello stesso modo o addirittura migliorino, ma sappiamo tutti benissimo quanto sia faticoso restare sul mercato e incrementare il proprio fatturato.
    Tutto questo ammazza il lavoro delle persone ed è semplicemente iniquo e va cambiato al più presto!

    3 Ott 2013
  3. Michele

    Reply

    Samanta, non potreste mettere il video su Youtube così da poterlo condividere su Facebook e simili? Grazie!

    3 Ott 2013
  4. Samanta Boni

    Reply

    Michele, lo puoi condividere direttamente da Reportime in vari modi, FB, Gmail, Twitter ecc. Non ne abbiamo la proprietà, quindi non possiamo caricarlo sul nostro canale YouTube.

    http://bit.ly/174jKDH

    3 Ott 2013
  5. Alfonso

    Reply

    che dire… non vedo l’ora che i miei guadagni si abbassino…

    4 Ott 2013
  6. Paola

    Reply

    Tra tutte le categorie, noi professionisti che lavoriamo con le aziende, fatturiamo tutto fino all’ultimo centesimo e dichiariamo redditi reali. Se esiste una classe infatti che onora pienamente ogni imposizione fiscale e non , ebbene quella classe siamo noi. Aumentarci l’imposizione inps al 33% significa strangolare chi paga le tasse correttamente e ancora una volta avvantaggiare chi invece riesce a truffare gli organi statali. PS: come fa il mio dentista a dichiarare 40.000 euro all’anno e a permettersi l’elicottero?
    E’ ora di aprire gli occhi e iniziare a cambiare le cose!

    4 Ott 2013
  7. Beatrice

    Reply

    Aggiungerei che non tutti i detentori di partita IVA arrivano alle cifre del filmato e in quel caso l’inclemente prelievo fiscale al 60% e oltre lascia praticamente l’equivalente di uno stipendio da operaio, ma senza le tutele dei dipendenti, quindi alla parità di aliquota corrisponde di fatto a una grandissima disparità di trattamento.

    4 Ott 2013
  8. Paola

    Reply

    Aggiungo che giorni fa ho verificato presso un patronato la mia situazione previdenziale di iscritta alla gestione separata dal 1997 (con tre anni da dipendente in un periodo precedente) e ho scoperto un’altra ingiustizia incredibile!!!
    Infatti, i quindici anni in cui sono stata iscritta alla gestione separata, in termini di annualità di lavoro necessari a raggiungere il minimo contributivo dei 20 anni, sono diventati in realtà 10 anni!!! Ovvero per gli anni in cui ho lavorato poco (e guadagnato poco) e ho versato quindi pochi contributi, mi sono state registrate solo alcune mensilità,… in sostanza ho scoperto che con la gestione separata per raggiungere un anno contributivo, se guadagni poco, possono essere necessari 4 o 5 anni solari…. Ciò significa che se le cose non vanno gran che, sei penalizzato anche in termini di “tempi” necessari a raggiungere il pensionamento! Ed il requisito sei 20 anni di contribuzione può prorogarsi di molto…. Ma non basta il fatto che la pensione sia di tipo contributivo a penalizzare chi guadagna poco??????? HA senso punire anche in termini di numero di anni???? In sostanza, per raggiungere il minimo dei 20 anni (che in teoria avrei già raggiunto) ho bisogno di altre 5 annualità di contribuzione che potrebbero diventare anche 10 o 15 anni solari se il reddito è basso! NOn ha dell’incredibile?!?!?

    6 Ott 2013
  9. Andrea

    Reply

    Francamente non so che fare perché a me sembra che la politica abbia tutt’altro da fare che pensare a noi.
    Certo che viviamo in uno stato scandaloso e iniquo, di questo sono sicuro.
    Vediamo se sarà il caso di passare ad artigiano o fare una società, tipo sas.
    Saluti.

    7 Ott 2013
  10. Francesco

    Reply

    Concordo con Beatrice. Scegliere l’esempio di una professionista che fattura 90.000 euro l’anno non rende conto delle dimensioni del problema. Perché alla professionista in questione (tolti contributi, tasse e anticipi) rimangono comunque quasi 3.000 al mese. Dal momento che ci sono professionisti che magari fatturano 18.000 euro lordi l’anno, e che finiscono per pagare comunque il 60% tra tasse e anticipi, stiamo parlando di persone che vivono con 8000 euro l’anno, circa 666 euro al mese, il che è un problema completamente diverso da quello qui esaminato (non equità ma sopravvivenza). Per il resto condivido le vostre iniziative ma non sono d’accordo sul fatto che il fine ultimo debba essere il blocco dell’aumento dei contributi dal 27 al 33. Il fine ultimo deve essere avere dei contributi INPS in gestione separata che siano gli stessi delle casse ordinistiche (tra il 10 e il 15%); la possibilità di scegliere se aderire o meno a una cassa previdenziale(devo esser libero di rinunciare alla pensione); una pensione che renda in proporzione a quando investo e non che serva a tappare le falle di bilancio create dalle generazioni precedenti; infine la possibilità di concorrenza tra fondi previdenziali privati (devo essere io a scegliere se e a quale fondo aderire, non lo stato che decide per me).

    8 Ott 2013
  11. Pietro

    Reply

    Ne approfitto per segnalare (è più che comprensibile che ACTA non lo puntualizzi per ragioni di sintesi ed efficacia del messaggio) che tra i professionisti iscritti a InarCassa (architetti e ingegneri) esiste il “minimo” contributivo, fissato, dopo la riforma, a circa 2950 euro: vale a dire che per un numero di iscritti di poco inferiore ad un terzo del totale, i contributi ammontano a una quota ben superiore al citato 14% e per molti, in questa fase di fatturati bassi, si supera abbondantemente il 27%. Questo per dire che l’appartenenza ad un ordine, in questo momento, non è una garanzia di equità o di tutela sotto alcun punto di vista. Essere ritenuti “professionisti”, oggi, è la forma di pregiudizio peggiore che si possa subire.

    9 Ott 2013

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