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Cancellare il debito per salvare il nostro lavoro, le pensioni ed i risparmi

13 Settembre 2011 Previdenza

La drammatica vicenda finanziaria che interessa il nostro paese può e deve essere letta da un altro punto di vista.

Appare ormai con molta chiarezza che, per salvare le banche, il sistema ha deciso di togliere risorse al lavoro. Inasprimenti fiscali (come quello sull’IVA) e contributivi (come quello paventato dal sen. Cazzola ai danni della Gestione Separata INPS), sono soltanto il primo assaggio di misure ben più gravi che saranno varate in autunno.

La nostra protesta non ha alcuna possibilità di essere ascoltata perché la situazione finanziaria è troppo grave. E non saremo certo gli unici a dover pagare. Pagheranno i consumatori, tutti i lavoratori e tutti i piccoli risparmiatori. Si salveranno – forse – le banche.

Il default della Grecia trascinerà anche il nostro paese. Tanto vale prepararci. E magari giocare d’anticipo. Le fonti informative sono numerose. Invito a leggere questo articolo sulla composizione del debito pubblico italiano (http://sollevazione.blogspot.com/2011/05/contro-inchiesta-sul-debito-pubblico.html ), le analisi del financial times sull’insostenibilità del debito mondiale (http://www.ft.com/intl/cms/s/0/21df1e0c-d3c4-11e0-bc6b-00144feab49a.html#axzz1Xq5tJdlh), le riflessioni che in alcuni ambienti si stanno facendo sul possibile default italiano e la conseguente uscita dall’Euro: (http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2011/mese/09/articolo/5350/), e le analisi che si stanno facendo sulle possibili exit strategy (http://www.alternativa-politica.it/2011/09/la-crisi-va-veloce-di-marino-badiale-e-fabrizio-tringali/#more-621 ).

E’ vero,  sono cose troppo grandi per noi e sotto sotto ognuno di noi spera che ce la faremo, sia pure a costo di grandi sacrifici. Ma se il nostro paese non ce la potesse fare?

Romano Calvo
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6 Commenti

  1. Mario Panzeri

    Reply

    Non raccontiamoci che i problemi del sistema produttivo italiano cominciano ora. Per chi ha un minimo di memoria non sarà difficile ricordare che l’Italia entrò nell’euro, senza che ce ne fossero le condizioni, per la la furbizia della Germania che, letteralmente terrorizzata dalla potenzialità competitività di un Italia con una valuta debole, finse di farci un favore a tollerare il nostro già allora smisurato debito pubblico, imponendoci un cambio euro-lira capestro, che il presuntuoso presidente del consiglio di allora Romano Prodi spacciò per un successo, mentre fu un autogol senza precedenti.
    Il disfattismo di oggi è l’altra faccia della presunzione di allora. Non si capisce, tra l’altro, come si salverebbero i risparmi cancellando il debito pubblico, in gran parte nelle mani, appunto, dei risparmiatori italiani. Si taglino davvero gli sprechi, che sono ancora un’infinità, i costi della politica e del suo sottobosco, si intervenga sulle iniquità, particolarmente gravi in campo previdenziale. Si faccia finalmente pagare anche chi lo può fare senza svenarsi, introducendo un’imposta patrimoniale progressiva o almeno proporzionale, visto che una regressiva – il bollo sui depositi bancari – è già stata rifilata agli italiani. Lo stato faccia una bella cura dimagrante vendendo, a prezzi di mercato, gli asset non strettamente necessari al suo funzionamento. L’Italia non è una grande Grecia, le cui esportazioni già prima della crisi erano circa pari a quelle della provincia di Vicenza. L’Italia ha sempre dato il meglio di sè nelle situazioni di emergenza. Nel paese reale ci sono le risorse morali e materiali per farcela senza ricorrere ad un salto nel buio come il default e l’uscita dall’euro, che dimostrerebbe ancora un volta al mondo che l’Italia non è capace di tenere fede ai suoi impegni. E’ auspicabile che non manchino nemmeno le capacità della politica necessarie per guidare il paese fuori dalla tempesta, anche se su questo è lecito nutrire più di un dubbio. In ogni caso, per dire “chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto” non occorrerebbe certo una classe di illuminati statisti.

    14 Set 2011
  2. Anonimo codardo

    Reply

    Il problema è sempre stato nella classe dirigente. Dopo il ’92 è, incredibilmente, peggiorata: inetta, ignorante, servile.

    14 Set 2011
  3. ugo testoni

    Reply

    Penso che i nostri “piccoli” problemi di categoria particolarmente vessata siano ormai in modo evidente i “grandi” problemi che la politica italiana dovrà affrontare: welfare, diritti, cittadinanza, democrazia.
    Non vedo nessun partito in grado di dire qualcosa di significativo su questo: solo tatticismi. In questo clima le corporazioni e i sindacati cercheranno di difendere i loro orti. E la sinistra potrebbe essere chiamata al governo per legittimare lo smantellamento dello stato sociale e la redistribuzione del debito pubblico.
    E noi piccoli activisti cosa possiamo fare? Non lo so, ma prima di rifugiarmi in esilio volontario su un’isoletta mi piacerebbe parlarne.

    14 Set 2011
  4. romano calvo

    Reply

    Rispondo a Mario:
    fai lo sforzo di verificare le cifre di cui si discute e lascia perdere la storia, le colpe e l’antipolitica. Il debito pubblico ammonta a 1.911MLD. Il problema non è solo in sè, ma sta nelle misure che EU e BCE hanno imposto all’Italia: pareggio di bilancio subito e poi tagliare del 5% l’anno lo stock di debito. Fatti due conti e vedrai che neanche facendo lavorare gratis tutti i politici italiani e neanche mettendo una patrimoniale, si riuscirebbe a stare in quei parametri (si tratterebbe di fare una manovra tutta di tagli di perlomeno 120-150 MLD l’anno). Con l’aggravante che nel frattempo il PIL comincerà a decrescere e quindi il rapporto debito/PIL, nonostante i tagli, non migliorerà significativamente, perlomeno non quanto imposto dalla BCE (perlomeno il 2% l’anno: vedi intervista a Mario Draghi, Il Sole 24 Ore, 14 aprile 2011).
    Dobbiamo fare lo sforzo di uscire dalle gabbie del destra-sinistra e pensare REALISTICAMENTE al nostro futuro ed al bene del nostro paese. Ti rammento che i cittadini privati italiani posseggono meno del 20% del debito pubblico ed ovviamente non sarebbero toccati in caso di cancellazione del debito, perlomeno fino a 150-200 mila euro(leggi per favore i link che ho postato). Il resto sono banche e per il 51% banche estere. Che cosa temi? Forse che il default delle principali banche italiane possa trascinarci in una situazione peggiore di questa? O forse che l’uscita dall’Euro ci danneggi? Leggi per favore l’articolo dell’economista A. Bagnai su LaVoce.info (titolo: l’uscita dall’euro prossima ventura). Leggi. Senza pregiudizi. La posta in gioco è troppo alta. Vorrei trovare qualcuno in grado di convincermi, numeri alla mano, che ho torto. Ne sarei sollevato.

    14 Set 2011
  5. Mario Panzeri

    Reply

    Di previsioni apocalittiche il web è pieno, e le questioni economico- finanziarie di questi tempi non possono certo costituire un’eccezione. Leggerò comunque, caro Romano, anche gli articoli che hai indicato, però vorrei sapere perché tutti questi profeti di sventura si accorgono soltanto ora che il debito dell’Italia è insostenibile. Eppure oggi l’ordine di grandezza del debito stesso non è tanto diverso da quello non dico di un anno fa, ma nemmeno di quando fu decisa l’entrata dell’Italia nel sistema euro. Eppure ricordo bene che nel 2001 a criticare la scelta del governo fu uno sparuto gruppetto di “euruscettici” – come sprezzantemente venivano bollati coloro che allora si impegnavano a dimostrare, numeri alla mano, i problemi che per l’Italia avrebbe comportato l’abbandono della sovranità monetaria – mentre la stragrande maggioranza dei cosiddetti esperti si spellava le mani per plaudire al capolavoro di Prodi. Vuoi dirmi che i nostri cervelloni hanno imparato a far di conto soltanto in questi ultimi mesi? Certo, i leader tedeschi ed anche francesi di oggi non sono quelli di allora, ed il cambiamento non è certo stato in meglio. Ritengo tuttavia che non convenga nemmeno a loro tirare troppo la corda. Il vero problema attuale dell’Italia è l’assenza di una leadeship che sia credibile tanto nel paese quanto in ambito internazionale. Il governo in carica appare completamente bollito come il suo presidente, ma purtroppo non mi sembra di scorgere grandi risorse nemmeno nell’opposizione. Come vedi, non ne faccio una questione di destra-sinistra (e mi fa sorridere che sia proprio tu ad invitarmi ad uscire da certe gabbie…), ma che la politica sia chiamata, in positivo o in negativo, a giocare un ruolo cruciale per le sorti del nostro paese credo sia fuori discussione. Se tu mi parlassi di una tua preoccupazione in questo senso, non potrei che essere d’accordo con te. Ma nell’ineluttabilità di un default, e ancor meno nella fiducia nei suoi benefici effetti, non riesco proprio a seguirti.

    15 Set 2011
  6. LUIS ANDERSON

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    24 Mar 2012

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