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Diritti dei freelance: Acta di nuovo in Commissione Lavoro della Camera

17 Gennaio 2017 Lavoro, News

L’11 gennaio siamo stati di nuovo auditi, come si dice in burocratese, dalla Commissione Lavoro della Camera: per Acta c’erano Cristina Zanni e Susanna Botta.

Tutto il lavoro fatto sta cominciando a dare frutti: i nostri temi sono entrati a Palazzo e nella riunione, presieduta da Damiano, c’è grande attenzione. All’ordine del giorno il DDL C.4135 che si occupa di tutele e noi portiamo il nostro punto di vista.

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Interviene Cristina. Parte apprezzando il fatto che il DDL si rivolga esclusivamente al lavoro autonomo professionale, cioè al mondo dei freelance che sino ad ora è stato confuso con il lavoro autonomo in generale.

Poi entra nel dettaglio. Partendo da ciò che ci piace.

  1. L’intruduzione della tutela del rispetto dei tempi di pagamento. (art.3).
  2. La deducibilità delle spese di formazione, sino ad un massimo di 10.000 euro, senza alcun vicolo di accreditamento (art.8)
  3. La sospensione del versamento degli oneri previdenziali nelle situazioni di malattia grave (art 13. Comma 3), tale da impedire lo svolgimento dell’attività per oltre 60 giorni. E’ questo un punto rilevante della petizione sulla tutela della malattia promossa da ACTA con Daniela Fregosi, dove si chiedeva anche la sospensione dei pagamenti IRPEF.
  4. l’equiparazione alla degenza ospedaliera dei periodi di degenza domiciliare certificata come conseguenza di malattie gravi (art.7).
  5. L’eliminazione dell’obbligo di astensione dal lavoro per poter fruire dell’indennità di maternità. E l’estensione dei congedi parentali a 6 mesi e ai padri
  6. L’eliminazione dei vincoli che impediscono l’accesso dei professionisti autonomi ai bandi pubblici (art.11), anche organizzandosi in reti, consorzi ed associazioni temporanee.

Cristina poi prosegue segnalando le criticità, che vanno superate:

  1. Sulla malattia grave ad integrazione di quanto già previsto dal DDL C. 4135 proponiamo di utilizzare parametri oggetttvi per la definizione di malattia grave, di  rafforzarne la tutela e di ampliarne le possibilità di accesso. Per i dettagli rimandiamo al testo delle memoria.
  2. Sul congedo di maternità proponiamo. (a) Un calcolo più corretto dell’indennità, riferito al secondo anno precedente a quello dell’evento. (b) Di garantire un minimo dignitoso, anche nelle situazioni in cui la professionista abbia avuto un reddito molto basso. (c) Di accelerare i tempi di erogazione del sussidio e definire un termine improrogabile nei 180 giorni dopo il parto. (d) Nel caso in cui entrambi i genitori siano iscritti alla gestione separata INPS, la possibilità che entrambi possano fruire dei congedi parentali volontari, con un massino di 6 mesi a genitore, cumulando  sino a 11 mesi (come avviene per i dipendenti).
  3. Contro il massimo ribasso chiediamo all’Aran, in coincidenza con il rinnovo del contratto dei dipendenti della pubblica amministrazione, di individuare, con il supporto delle principali rappresentanze del lavoro autonomo professionale, dei parametri standard per la definizione dei compensi nei rapporti dei professionisti con la pubblica amministrazione. In questo modo si fornirebbe un aiuto ai decisori di spesa, non sempre in grado di conoscere il valore delle prestazioni consulenziali che acquistano sul mercato. Come effetto indotto, i compensi della pubblica amministrazione potrebbero assurgere, spontaneamente e senza alcun obbligo, solo per “osmosi”, a benchmark anche per il settore privato.

QUESTA, COME TUTTE LE ALTRE ATTIVITA’ DI ACTA, SONO POSSIBILI GRAZIE A DUE COSE: IL LAVORO VOLONTARIO DEI SOCI ATTIVI, COME CRISTINA E SUSANNA, E LE QUOTE ASSOCIATIVE. SE ANCORA NON LO HAI FATTO: ASSOCIATI SUBITO DIFENDI OGGI I TUOI DIRITTI DI DOMANI.

Amministratore del Sistema

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1 Commenti

  1. Tania

    Reply

    Aggiungo un’altra criticità, da mettere in coda alla lista: il fattore discriminatorio nel contratto d’affitto.
    I lavoratori autonomi, come tali, lavorano in casa propria: a questo proposito, la legge permette di scaricare il 50% delle spese totali dell’immobile, quando ne si sottintende l’ uso promiscuo. Ebbene, fino a qui tutto sacrosanto! Il problema si pone nella stesura del contratto : l’uso promiscuo dell’abitazione non permette l’opzione “cedolare secca”, ampiamente diffusa tra i locatori per ovvie ragioni.
    La discriminazione sta nel fatto che, oramai, trovare un locatore, di qualsiasi fascia sociale, disposto a stipulare un contratto di tipo ordinario ( con tutto quello che ne consegue) sia praticamente impossibile!
    Quindi, nonostante i costi delle utenze e dell’affitto mensile siano in parte riconducibili al lavoro autonomo – nella misura forfettaria del 50 % – NON POTER DEDURRE QUESTI COSTI è INGIUSTO, soprattutto per una categoria che possiede un’alta pressione fiscale e che quindi deve far confluire , in più possibile, nel proprio reddito le spese lavorative al fine di abbassarlo.

    è urgente una revisione della legge: oltre al fattore fiscale è importante che si riconosca in Italia il diritto al telelavoro, soprattutto del lavoratore freelance che la strumentazione se la paga e a cui si riconoscono sempre tanti doveri ma pochissimi diritti.

    Vi prego di prenderlo in considerazione, e soprattutto di lottare per l’inserimento nell’agenda parlamentare!
    Vi ringrazio per esserci.

    Tania

    18 Gen 2017

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