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Freelance: abbiamo fatto tutto il possibile? E ora?

22 Dicembre 2014 Lavoro

Carissimi soci e simpatizzanti, le ultime decisioni del Governo hanno giustamente sollevato una grande indignazione in tutti noi. Molti di voi ci propongono diverse forme di protesta.

Innanzitutto serve una riflessione. Abbiamo fatto tutto ciò che potevamo?

Noi che gestiamo a titolo volontario l’associazione onestamente vi possiamo assicurare di aver fatto moltissimo rispetto alle risorse a disposizione (spesso sacrificando il nostro lavoro o le nostre famiglie) e di aver provato tutte le strade lecite possibili.

Ma abbiamo fatto il possibile tutti noi freelance? In tanti siamo pronti a protestare sul web ma con difficoltà troviamo il tempo per manifestare in maniera più incisiva il nostro dissenso. Molti altri hanno superato mille ostacoli, i lavori da consegnare, la famiglia, le riunione lontane, pur di portare avanti questa battaglia, ma non è bastato e non basta. Dobbiamo essere molti di più. Venite venite venite anche voi, perché noi non bastiamo! 

E abbandoniamo gli atteggiamenti rinunciatari “perché intanto non serve a nulla”, o fondati sull’idea che ci penserà qualcun altro ad agire, a protestare.

Diciamo anche che ACTA non vive di sussidi pubblici o altro. Abbiamo bisogno di tutte le risorse, anche economiche, per poter diventare più incisivi, per presidiare in maniera sistematica l’attività di analisi e vigilanza, l’attività di relazione con le istituzioni e la politica, l’attività di comunicazione con i media e con gli iscritti. Per questo chiediamo a tutti di fare un passo in più, pagando la quota associativa e offrendo un aiuto concreto, che può andare dal passaparola tra colleghi e amici freelance all’organizzare incontri sul proprio territorio: c’è tanto da fare.

Veniamo ora alle singole proposte.

In tanti propongono un opting out dall’INPS, magari per confluire in una nuova cassa privata. Siamo realistici, è una richiesta che non potrà mai essere accolta. Se chi versa i contributi scappa dall’INPS, come potrebbero essere pagate le pensioni in essere?

Altri consigliano di fare causa di anticostituzionalità o di agire presso il Parlamento Europeo. È un consiglio che ricorre di frequente. È possibile che sia una strada percorribile, ma impegnativa. Per i motivi di cui sopra (pagamento quote insufficienti) non abbiamo una struttura adeguata. Chi crede fermamente in questa strada e ha delle competenze in merito si faccia avanti per costituire un nucleo incaricato di seguire questa via, l’associazione darà tutto l’appoggio.

Infine, poiché non abbiamo la tradizionale arma dello sciopero, è sempre più ricorrente la proposta di sciopero previdenziale o meglio di autoriduzione della contribuzione previdenziale.  Una decisione forte, che ha senso solo se si riesce a coinvolgere massicciamente tutti gli iscritti alla GS. Se a scioperare fossimo in pochi, il rischio individuale sarebbe alto e il risultato nullo. Ma un gruppo sociale che non riesce a coalizzarsi in forme di protesta ben più leggere, come potrà farlo su una questione così delicata, che può portare a un danno economico non irrilevante? Ad ogni modo su questo tema stiamo facendo nuove valutazioni.

Allora cosa proponiamo noi?

Di impegnarci di più per fare coalizione, di contribuire tutti al rafforzamento dell’associazione, contribuendo con risorse economiche e/o con un maggiore impegno. Di aumentare la pressione sui media, perché solo se un problema è visibile diventa un problema da affrontare politicamente. E di organizzare quanto prima seminari e vademecum per studiare insieme strategie di sopravvivenza, su misura per le specificità delle nostre diverse situazioni. E ancora di avviare nuove iniziative per garantirci dai ritardi nei pagamenti, per favorire lo scambio di competenze e lo sviluppo di nuove relazioni.

Amministratore del Sistema

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24 Commenti

  1. Francesca

    Reply

    Prima di tutto grazie mille per il vostro impegno, dovremmo farvi un monumento!!! Per vari motivi non mi posso associare, ma appena invio questo commento passo più che volentieri alla sezione “dona alla causa” … e contatemi pure per lo sciopero previdenziale

    22 Dic 2014
  2. Luisa

    Reply

    Io mi associo.
    Vi seguo gia’ da un po’ e diffondo il Vostro operato come posso.
    Sono d’ accordo con lo sciopero previdenziale.

    22 Dic 2014
  3. Matteo

    Reply

    Tutti gli autonomi che hanno votato sinistra, se lo ricordino alle prossime elezioni. L’aliquota è aumentata con il sig. Prodi, ministro Damiano (che ora sembra il protettore delle partite iva – ma come Renzi ci prende per i fondelli). Tutti a dare contro Berlusconi, ma il governo di centro destra non ha mai massacrato i lavoratori autonomi, e messo tasse così pesanti.
    Detto questo, l’aliquota è molto alta, io sono contrario. Però ricordiamoci anche che pochi contributi oggi, poca pensione domani. Detto questo, il giusto, per me, sarebbe intorno al 20%.

    22 Dic 2014
  4. Gianni

    Reply

    Quel poco che potevate fare lo avete fatto. Quel poco che si poteva tentare è stato provato. Purtroppo la situazione è più complicata del previsto. L’autocritica non è sufficiente. Basta guardare nel settore in cui lavoriamo, specchio della società e della politica. Perché siamo Freelance? Perché le agenzie preferiscono le oggi le P.IVA agli assunti? Perché prima c’erano solo tanti co.co.co, poi sono diventati co.co.pro, e ora tante P.IVA? E secondo voi al governo non c’è nessuno che lavori o possieda o abbia esperienza con le agenzie pubblicitarie? Da dove nasce l’idea di sfruttare sulla flessibilità e sulla libertà professionale?
    In quanti, oggi, P.IVA vere tornerebbero a lavorare in agenzia 10/14 ore al giorno? E quante P.IVA finte sarebbero disposte a cambiare agenzia ogni 3/4 anni, per questioni di scadenza di progetto o impossibilità varie?
    Si, insomma, gli abbiamo dato tutti gli strumenti, entusiasmo per in nostro lavoro incluso, per lasciarci sfruttare a più non posso… come tante pecore del gregge. Il sistema va raggirato, noi nasciamo senza tutele e solo un pazzo potrebbe dare il via libera a fornircele. Siamo il granaio di questo nuovo stato “Savoirado”, siamo il regno dei 2 turni di lavoro, di quelli che per mantenere il proprio lavoro si smezzano 16 ore di lavoro giornaliero.
    Il sistema va raggirato, vanno trovate le falle del sistema per poter sopravvivere. E’ un grido di aiuto. Aiutateci a trovare le soluzioni alternative legali per poter mettere fine al salasso: da P.IVA a società, da P.IVA a commercianti, da P.IVA a nonsocosamaqualcosa.
    Mi spiace dirlo, ma “quelli” non vi daranno mai retta…. è come se un drogato chiedesse al proprio pusher di non spacciare. Dobbiamo cambiare droga… o cambiare pusher.

    22 Dic 2014
  5. Luca ticca

    Reply

    Colleghi io sono dell’idea che uno sciopero contributivo sia troppo rischioso in quanto comporterebbe per molti il blocco del durc equindi l’impossibilità di incassare i propri denari. Inoltre comportrebbe l’emissione di cartelle da equitalia e tutto ció che ne consegue. Io credo invece che sia incostituzionale che ina categoria di cittadini sopporti una aliquota maggiore di altri. Putroppo non ho competenze in materia l’unico apporto che possi dare è quello di associarmi dal prossimo gennaio. Inoltre apri
    Iró una sas per uscire dalla gestione separata se bene credo che tra costi e irap non mi converrà

    22 Dic 2014
  6. Silvia Montanari

    Reply

    Mai come ora mi sento di dire che l’unione fa la forza. Sono d’accordo sul fatto che è necessario impegnarsi per primi e coinvolgere sempre più persone. Tuttavia credo che la premessa necessaria sia innanzitutto quella di creare una maggiore consapevolezza attorno all’esistenza stessa dell’associazione e delle sue attività. Pur avendo nel mio piccolo cercato di partecipare alle ultime mobilitazioni online il più attivamente possibile, io stessa conosco ACTA da poco e, parlandone in giro con amici e colleghi anch’essi autonomi, ho constatato che in realtà la maggior parte di essi ne è completamente all’oscuro o, tutt’al più, ne ha solo sentito vagamente parlare. Non so se sia anche una questione geografica connessa al fatto di vivere in un contesto provinciale, tuttavia penso che sotto questo punto di vista si potrebbe fare molto di più, magari uscendo dal mondo virtuale a ricorrendo anche a metodi tradizionali (volantini? Flyer da lasciare in giro?). In ogni caso, complimenti ad ACTA per aver preso in mano la situazione e per tutto quanto fatto finora! Grazie di cuore. La battaglia sarà anche stata persa, ma la guerra deve ancora incominciare!

    22 Dic 2014
  7. Benedetto Motisi

    Reply

    L’idea dello sciopero contributivo è il segnale più forte e più difficile da organizzare.

    Siamo molto variegati come freelance e molti giustamente potrebbero desistere per vari motivi, fosse anche per giusta paura (di uno Ztato così bisogna avere il Terrore con la T maiuscola di francese memoria).

    Nel mio piccolo, da nuovo iscritto 2015, mi sono già messo in contatto con l’ACTA della mia regione, il Lazio, mettendo a disposizione quelle che sono le mie competenze.

    In questi giorni spingerò pure molti miei “colleghi” a perseguire questa via.

    Perché altrimenti le soluzioni sono tre:

    1 – Fuga.
    2 – Criminalità
    3 – (improbabilissima) fare un botto talmente grande – in senso di crescita – da potersene fregare. Ma non è il periodo storico.

    22 Dic 2014
  8. Nadia

    Reply

    Io appena potrò cercherò di dare il mio sostegno economico, ad oggi siete l’unica associazione seria che si impegna in questa causa, ho sempre sostenuto e partecipato come potevo, ma lasciatemi dire una cosa, io vi dico che ho dovuto aprire P.Iva perché costretta, per cui, mi si dovrebbe definire falsa P.Iva, ma vi dirò, nella mia condizione preferisco essere una falsa P.Iva piuttosto che una disoccupata, una riflessione va fatta anche in questo senso, spesso sento parlare quasi con disprezzo di questa condizione come se fossimo noi i colpevoli, beh ad oggi le false P.Iva versano tasse e contributi come tutti, niente di meno e io non “accetto” che il sign. Poletti dica – le false P.Iva vanno combattute, qualcuno si scontenterà, ma và fatto! -. Uno che parla così è un “criminale”, nessuno potrà mai costringere il datore di lavoro ad assumerti, per me rimarrebbe solo una cosa: “la disoccupazione” e siccome non me la posso permettere, preferisco prendere 4 soldi ma prenderli piuttosto che stare a casa per questi ipocriti giustizialisti di parte. Renzi è quanto di peggio poteva capitare dopo Monti e la Fornero.

    23 Dic 2014
  9. Benedetto Motisi

    Reply

    Nadia, io credo – sono malpensante e prevenuto, lo so – che uscite come quella dell’esimio Poletti servano per dividerci e avviare una “guerra fra poveri” mentre il vero “nemico” è ben altro.

    Una sovrastruttura come quella attuale, con il costo del lavoro dipendente folle, e il gioco al massacro degli indipendenti è uno scenario che neanche nei peggiori incubi orwelliani.

    Noi si cerca di macinare il più possibile per (soprav)vivere con dignità: magari, facendo squadra, come nel lavoro di tutti i giorni, si riesce a raggiungere l’obiettivo.

    Quindi, buon lavoro 🙂

    23 Dic 2014
  10. Christian

    Reply

    Oggi, alla radio piccolo contentino di Renzi, che dichiara che nei prossimi mesi sara’ affrontato il problema dei giovani con P.iva esclusi dalla legge di stabilita’ perche, cosi’ si legge, ai giovani avvocati e architetti e’ aumentato il carico sociale…. non ha capito un piffero, o forse e’ stato informato male.

    23 Dic 2014
  11. Laura De Tomasi

    Reply

    Prima di tutto grazie. Sono intenzionata a rinnovare l’iscrizione ad Acta.
    Di quanto sta accadendo possiamo ringraziare, oltre a Renzi, molti soggetti politici – ricordo Alfano, che strombazzò la propria intenzione di appoggiare le istanze dei “non tutelati” (ma forse si riferiva ad artigiani, commercianti e alla platea dei precari-serbatoio di voti); possiamo ringraziare i sindacati, ciechi e sordi e, in prospettiva, anche suicidi. Detto questo, non credo sia praticabile lo sciopero fiscale, se non accompagnato da un’azione legale ben “fondata”. Intanto, posso affermare con sicurezza che nel contesto professionale a cui appartengo, quello dell’editoria, appare quantomeno improbabile se non del tutto impossibile agire sulla base di strategie collettive. Prima di tutto per la varietà ed eterogeneità dei soggetti coinvolti e della estrema frammentazione delle prestazioni professionali; in secondo luogo perché un malinteso senso della superiorità del “lavoro culturale” rende appetibile agli occhi dei giovani qualsiasi mansione in cambio di qualsiasi compenso: tantissimi accettano queste condizioni per almeno due-tre anni, sufficienti per garantire sempre a case editrici e simili un “esercito di riserva”, tanto obbediente quanto – spesso – poco qualificato, che ne garantisce l’80% del funzionamento dequalificando le prestazioni, impoverendo il patrimonio professionale e rendendo sempre più scadente il prodotto finale, oltre a rendere praticamente impossibile ai professionisti qualificati di far valere le loro giuste richieste. Nei colleghi sotto i trent’anni ho riscontrato un atteggiamento totalmente individualista (non ce n’è uno di mia conoscenza che abbia fatto un tweet durante la campagna #siamorotti). Per quanto mi riguarda, credo che le azioni concrete possano essere: 1. chiedere compensi maggiori, ovunque possibile, facendo presente la ragione della richiesta. Tariffari e compensi vengono decisi su basi astratte e da lavoratori dipendenti, ancora convinti che i freelance siano ricchi evasori. Non che questo significhi ottenere compensi maggiori, ma un po’ di fastidio, se possibile, bisogna darlo, e senza paura. 2. spostare gradualmente le mie prestazioni nell’area del diritto d’autore, con l’obiettivo, nel medio periodo, di chiudere la partita IVA. 3. formare reti professionali insieme a colleghi qualificati. Bisogna difendere la qualità del lavoro, oltre a coloro che lo svolgono bene. Questa è etica, ed è forse l’unica vera strategia di attacco a quanto sta accadendo (ho già intrapreso questa strada, insieme ad altri professionisti; nell’arco di un paio d’anni vedremo se ci saranno risultati…) 3. (e di questo vorrei discutere con voi di Acta) trovare quelle “strategie di sopravvivenza” di cui scrivete. Ci sentiremo presto. Grazie ancora.

    23 Dic 2014
  12. Laura_S

    Reply

    Sono un architetto e seguo con grande interesse l’attività di Acta. Credo sarebbe molto importante che tutte le partite iva – inps e casse professionali – facessero fronte comune, visto che la maggior parte dei problemi sono comuni. “Divide et impera”: il Corriere della Sera filorenziano che non ci ha mai calcolato di striscio adesso è tutto una percentuale sulle tante tipologie di p.iva. L’intenzione è chiaramente quella di tenerci separati, della lotta tra poveri.

    23 Dic 2014
  13. Christian73

    Reply

    Se diffondiamo in modo capillare la presenza di Acta a tutti i professionisti e ci associamo in massa daremo ad Acta anche i fondi per fare una battaglia forte e continua. Credo che con il micro budget che aveva fino ad ora ha fatto già molto per noi. Visto che siamo migliaia, se ogni uno si associasse allora la forza sarebbe molto maggiore. Diamoci un obiettivo di budget e di numero di associati per il 2015, per poter combattere questa guerra e dare vita a tutte le idee che stanno nascendo. Se non riusciamo neanche a raggiungere questo obiettivo, come pensiamo di fare rete solo con i buoni propositi?

    23 Dic 2014
  14. Andrea

    Reply

    Non so se quello che ho fatto è poco o tanto ma di certo non resterò lavoratore autonomo in gestione separata.

    23 Dic 2014
  15. erica

    Reply

    proposta: e fare un CROWDFUNDING per sostenere le attività di acta?
    per sostenere la causa di anticostituzionalità o l’azione presso il Parlamento Europeo?
    Potrebbe essere una soluzione?

    Credo che il modo per pesare sempre più sia quello di creare un fronte “degli sfigati fiscali” quanto più compatto possibile, compatto e composito, rifiutando la retorica della guerra tra poveri che ci vogliono propinare.

    Daje! il crowdfunding ha già dato buoni risultati in moltissimi altri campi, perché non provarci?

    23 Dic 2014
  16. Tamara

    Reply

    Credo importante diffondere informazione anche all’estero e in tutte le lingue possibili – la stampa italiana, quando ha fatto da cassa di risonanza non è sempre andata al fondo delle cose, senza contare i lunghi e inspiegabili silenzi di certuni e l’immancabile cavalcamento d’onde da parte di altri, che ha pari solo nel fiorire di promesse dei politici di turno a ridosso delle consultazioni elettorali. Un po’ di attenzione dall’estero, almeno nel breve, non farebbe male.

    Per chi non l’avesse ancora letto segnalo questo articolo-ricostruzione di Maria Grazia Pozzi uscito in lingua inglese su The World Post http://www.huffingtonpost.com/maria-grazia-pozzi/freelancers-children-of-a_b_6350480.html

    Credo poi che si debba continuare a lavorare sul fronte della costituzionalità, ma tenendo sempre ben presente che le costituzioni sono, come dire, time-specific, per quanto le loro finestre temporali siano ampie, mentre la qualità è senza tempo.

    Per questo ringrazio Laura Tomasi per la sua analisi equilibrata che converge proprio sulla qualità e la valorizzazione dei propri servizi, non cedendo a considerazioni di parte (politica).

    Buon Natale

    23 Dic 2014
  17. Tamara

    Reply

    erratum

    Laura ‘De’ Tomasi

    23 Dic 2014
  18. Paolo52

    Reply

    Sono associato ad ACTA da due anni e da 20 anni P.IVA e devo ringraziare i colleghi dell’Associazione che tanto hanno fatto per la nostra categoria. Quello che dobbiamo combattere innanzitutto è la confusione, l’ottusa visione che hanno i nostri connazionali del nostro lavoro tanto che ci vedono come evasori, furbi, ecc. quando la maggior parte di noi, almeno degli iscritti ad ACTA, sono professionisti che lavorano 12 ore al giorno e magari anche i festivi, e operano con aziende ed enti pubblici e quindi non potrebbero mai evitare la fatturazione. Oppure sono vittime costrette ad aprire la p.iva per lavorare e non rimanere per strada. Quindi per prima cosa distinguere le P.IVA che pagano le tasse da tutti quelli che fatturano solo su richiesta del cliente. E non è la guerra tra poveri, perché qui di poveri ci sono solo quelli che pagano le tasse. E’ poi evidente che questo Stato non ha nessun interesse a una giustizia fiscale e un’azione di disobbedienza fiscale offrirebbe solo l’opportunità di applicare ulteriori sanzioni e far cassa perché, in pochi o tanti a protestare, sanno esattamente chi siamo. Inoltre si confermerebbe nei cittadini quella visione distorta che hanno di noi. La soluzione forse è dimostrare quanto sia incostituzionale questa tassazione mobilitando specialisti, giornalisti ancora moralmente onesti, politici che ancora hanno un briciolo di coscienza per far conoscere la nostra realtà . Questo obiettivo non è certo a breve termine e come altri hanno evidenziato, potrebbe avere dei costi insostenibili. Quindi tutti dobbiamo attivarci per far conoscere ACTA per acquisire nuovi iscritti e raggiungere una massa critica in grado di risvegliare l’interesse dei politici. L’alternativa è chiudere la partita IVA e aprire una società di persone o andare all’estero.

    23 Dic 2014
  19. Uman999

    Reply

    Complimenti Acta.
    Domanda : E’ lecito lavorare come freelance per una conto di una società estera per suoi clienti in italia ?
    Ovvero se una società estera commissiona ad un freelance di lavorare per un suo cliente in italia si applicano le regole italiane oppure essendo un contratto con la soc. estera si possono applicare le regole fiscali della nazione della committente ?
    Scusate non conosco l’argomento solo che siamo in pratica rovinati e vorrei capire se una opportunità’ del genere può agevolare la mia economia…. grazie a chi risponderà ( se risponderà )…. un saluto a tutti ed un grande in bocca al lupo….

    24 Dic 2014
  20. Franco

    Reply

    Colpiamo la parte che ci sta causando il danno. Quotidianamente.
    Evitiamo acquisti nelle cooperative, e nelle imprese che sappiamo essere legate al pd. Sosteniamo apertamente chi propone leggi che equiparino fiscalmente cooperative ed imprese private.
    Sosteniamo apertamente chi propone un immediato e retroattivo passaggio al calcolo delle pensioni col solo metodo contributivo, di tutte le pensioni, nessuna esclusa che preveda un aumento della pensione minima .
    Evitiamo giornali, blog, web site politicamente affini al pd.

    24 Dic 2014
  21. Silvestro De Falco

    Reply

    L’opting out dall’INPS è l’unica strada percorribile, soprattutto per il bene della Nazione, perché la diminuzione delle aliquote farebbe aumentare i redditi e il risparmio privato, rimettendo in moto l’economia.

    Non sto qui a fare discussioni macroeconomiche sull’inefficienza dell’uso del risparmio previdenziale di tutti – dipendenti, indipendenti, autonomi, tutti gli iscritti all’INPS – in un fondo che rende lo 0%, quando va bene, ma vorrei fare qualche domanda.

    Una volta accertato che il rischio di impoverimento delle prossime generazioni – cioè tutti quelli che hanno cominciato a lavorare dopo il 1 gennaio 1996 – è concreto, nonostante aliquote del 33% (le seconde più alte fra i paesi OCSE), non abbiamo il dovere di fare fuoco e fiamme per correggere questa situazione?

    Ci possiamo fermare davanti a una spiegazione così semplicistica, che servono le coperture?
    Con tutti gli sprechi e la corruzione dobbiamo accettare tranquillamente che non ci sono le coperture per pagare le pensioni in essere?
    Vogliamo parlare di tribunali chiusi 45 giorni d’estate, con 5 milioni di cause arretrate? Vogliamo parlare dei circa mille euro di contributo unificato che si pagano per ogni causa che farebbero tutti insieme cinque miliardi?
    Vogliamo parlare dei 27 miliardi di patrimonio netto dell’INPS che potrebbero finanziare circa 4 punti percentuali di abbassamento delle aliquote per tutti?

    Non è forse il caso di cominciare a elaborare policy per un soluzione strutturale invece di perseguire approcci velleitari sulla spinta emotiva del momento?

    Buon Natale a tutti.

    24 Dic 2014
  22. Alessandro

    Reply

    Se a qualcuno interessa, ho creato un foglio di calcolo per calcolare la differenza tra gestione separata e cassa artigiani al netto dell’IRPEF, le aliquote sono variabili a piacimento:
    http://goo.gl/8gDCCj
    NB: considero l’IRAP come non dovuto.

    25 Dic 2014
  23. Nisciuno

    Reply

    Uman999 ,
    devi parlare con un commercialista bravo.
    vige a livello internazione la universalità della tassazione. Se cerchi su google trovi due significati. Uno è che tutti “devono contribuire alle spese pubbliche… (v. costituzione) l’altro è quello che ci interessa. Se io lavoro in dieci paesi pago tutte le tasse in uno solo.
    In pratica dovresti risiedere all’estero, fatturare da lì ai tuoi clienti italiani, e -meglio ancora- non avere beni in Italia. Ci sono lavori compatibli con questo: programmazione e traduzioni si possono fare anche dall’antartide; uno psicologo che lavora con ragazzi abbandonati di Frosinone potrebbe non essere creduto se prende la residenza a Parigi…
    Ma la materia è complicata. sto iniziando ad informarmi e quanto ho detto non va preso per oro colato.

    2 Gen 2015
  24. luckyj

    Reply

    Ancora non posso associarmi, ma ho deciso di donare, per quanto una somma piccola, perchè tutti gli altri hanno dei sindacati, delle lobby, degli interessi che li proteggono. Forse è il caso che si cominci a rompere le palle alla direzione ehehehe. Spero di vedere cambiare qualcosa, prima che mi decida a cambiare aria…

    15 Gen 2015

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Freelance: abbiamo fatto tutto il possibile? E ora?

di Amministratore del Sistema tempo di lettura: 2 min
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