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ACTA per la prima volta alla Commissione lavoro alla Camera

30 Ottobre 2014 Eventi, Lavoro

Con Daniela Fregosi raggiungo Montecitorio per l’audizione in Commissione Lavoro sul Jobs Act. È un’audizione informale e insieme a noi ci sono tre rappresentanti di Alta Partecipazione. L’audizione inizia in ritardo, il Presidente Cesare Damiano ci avverte che non si potrà sforare la mezz’ora complessiva.
Inizio io, ricordo (molto velocemente) che siamo stati ignorati dal Jobs Act, che ci ha escluso dalla tutela della disoccupazione e non ha previsto nessuna nuova garanzia e che anche la legge di stabilità è davvero deludente: niente bonus di 80 euro anche per il 2015, niente di nuovo sull’Irap, un nuovo regime dei minimi che è modulato per favorire significativamente altre categorie (commercianti in primis), ma che riduce sensibilmente la soglia di fatturato per i freelance (dai 30.000 di fatturato del vecchio regime ai 15.000). Presento le nostre Proposte, insistendo soprattutto sul blocco dei contributi INPS, chiedendo che non ci sia un rinvio o una sospensione, ma un’eliminazione della norma che prevede il graduale aumento della nostra contribuzione. Sulla malattia interviene Daniela Fregosi, sempre molto efficace nel far risaltare le assurdità dell’attuale sistema (molti segni di assenso dei presenti durante il suo resoconto sull’irrazionalità del trattamento malattia). Completo la presentazione delle altre proposte, tutte riferite al Jobs Act, perché è su questo tema che siamo stati convocati.

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Prosegue la rappresentante di Alta Partecipazione che parlerà non solo di professionisti autonomi (sui quali riprende alcune nostre argomentazioni), ma anche di copro, cococo e apprendistato.
Nel complesso c’è stata attenzione dei pochi presenti durante l’audizione, ma solo Chiara Gribaudo, del PD, fa una domanda e chiede cosa proponiamo sul regime dei minimi.
Prima di restituirci la parola, Cesare Damiano osserva che si stanno impegnando per bloccare l’aumento dei contributi INPS e che c’è la volontà di andare verso una revisione complessiva che porti a uniformare la situazione dei professionisti nella gestione separata a quella degli altri autonomi, ma bisogna fare i conti con i vincoli di bilancio, lasciando intendere che per quest’anno l’obiettivo è la sospensione. È il terzo anno che ci raccontano la stessa cosa. Dice anche che ci sono margini per modificare il regime dei minimi.
Non avevamo portato proposte sul regime dei minimi perché l’audizione era sul Jobs Act. Rispondo che il nuovo regime dei minimi ci è stato presentato come un “risarcimento” dell’esclusione dal bonus di 80 euro, ma non lo è. Agirà soltanto su fatturati molto bassi, non superiori ai 15.000 euro, mentre il bonus di 80 euro andrà a tutti i dipendenti sino a un imponibile di 24-26.000 euro. In realtà il cambiamento di regime permetterà allo stato di risparmiare, le maggiori spese sono dovute a un cambiamento della contribuzione pensionistica di artigiani e commercianti e alla riduzione del gettito IVA connesso all’ampliamento della platea di commercianti e altri autonomi che vendono al consumo finale. Sostengo che per un equo sostegno ai redditi bassi dei freelance sarebbe meglio comportarsi allo stesso modo che coi dipendenti, con le stesse detrazioni fiscali e gli stessi bonus. Anche la rappresentante di Alta Partecipazione insiste sull’esiguità della soglia e aggiunge che il regime sarà più favorevole per chi è una “finta partita Iva”, che tipicamente ha minori costi di un vero lavoratore autonomo. Su questo punto concordo, avendo fatto dei conti sappiamo che per un nuovo professionista senza costi con un fatturato di 15.000 euro, il reddito netto è di 12.000 euro, un “cuneo” decisamente favorevole e quindi “attraente” e che la nuova soglia andrà a dimezzare il massimale di reddito (da 30.000 a 15.000) per molte “finte partite Iva”.
È la terza volta che come Acta partecipiamo a un’audizione in Commissione Lavoro, la prima nel 2012, al Senato, la seconda quest’anno a giugno, sempre al Senato. Sono tutte audizioni informali, perché non siamo riconosciuti come parte sociale. La prima impressione è in genere di estraneità: i nostri interlocutori perlopiù sanno poco o nulla di lavoro autonomo, soprattutto di nuovo lavoro autonomo. Quando hanno specifiche competenze in tema di lavoro, esse riguardano il lavoro dipendente. Qualcuno annuisce, altri danno l’impressione di non seguire. Le domande sono sempre state pochissime, l’approfondimento richiederebbe una maggiore conoscenza di base del nostro mondo. Nonostante ciò e forse proprio per questo, ritengo siano un’occasione importante per informare chi, ci piaccia o no, ha potere di legiferare, per sensibilizzare sulle difficoltà ed esigenze di una tipologia di lavoro che, a dispetto della sua crescente diffusione, è ancora considerata un’anomalia.

Qui la registrazione dell’intero intervento, tratta da Webtv.camera.it.

Anna Soru

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13 Commenti

  1. Gilberto Allesina

    Reply

    Me ne frega una pippa i “vincoli di bilancio” perché i soldi che lasciamo alle casse dello stato tramite la gestione separata sono soldi NOSTRI affidati allo stato per garantirci una pensione consone al valore totale che matureremo chissá quando.
    Ma loro invece di dirci che i “vincoli di bilancio”significano coprirne i buchi del sistema pensionistico, ipocritamente si nascondono dietro una terminologia idiota.
    Io sono stuffo di questo stato di cose.

    30 Ott 2014
  2. Paola Gatto

    Reply

    Il problema sta proprio nel fatto che, fatti salvi alcuni come Damiano, Ichino, e pochi altri, sembra di avere interlocutori ignoranti e che di quest’ignoranza si fanno un punto d’onore. Acta ha fatto tantissimo in questi anni per divulgare la cultura dei professionisti del terziario avanzato (paghiamo l’F24 come gli ordinistici, solo che la nostra aliquota è circa il doppio della loro) iscritti alla Gestione Separata dell’INPS e non si è mai scordata nemmeno tutte le altre forme di lavoro non prettamente dipendenti. Purtroppo il governo non sa/vuole riconoscere le nuove risorse del paese, questi lavoratori variamente occupati in professioni che sfruttano i nuovi media e/o che sfuggono al paradigma del lavoro dipendente puro e io credo soltanto che questo diniego sia da ricondurre al fatto che “rien ne va plus”, i giochi sono stati già fatti. Nessuno mi leva dalla testa la convinzione, come era stato annunciato anni fa ad una riunione pubblica, che il governo persegue un piano già scritto da tempo, probabilmente un piano di unificazione (al rialzo) delle aliquote contributive di lavoratori di diversa tipologia. Acta viene ascoltata proprio perché in questi anni si è distinta, ha fornito dati certi e corretti, ha dialogato con gli esponenti politici e mosso critiche intelligenti ai piani di governo, ha avanzato proposte condivisibili e soprattutto, perché è conosciuta e riconosciuta come riferimento in vasta parte del mondo freelance. Acta sa riconoscere una legge di riconoscimento vero da una legge di mero contentino e riconduzione a schemi più facilmente controllabili e si batte, affinché sia riconosciuto soprattutto un principio di equità. Si può non essere d’accordo sull’importanza che riveste la certificazione delle competenze, in quanto può servire in alcune professioni freelance, mentre in altre le competenze sono difficili da certificare, ma il dialogo viene sempre mantenuto in un’ottica di vero confronto con le parti interessate.

    30 Ott 2014
  3. Francesco

    Reply

    Grazie Anna, Daniela per l’impegno a presentare le proposte di Acta, le condivido tutte.
    Vorrei sapere, in audizione a Montecitorio erano presenti tutti i componenti della commissione elencati qui di seguito http://www.camera.it/leg17/99?shadow_organo_parlamentare=2085, oppure una piccola parte di loro?

    30 Ott 2014
  4. Alessandro

    Reply

    “La prima impressione è in genere di estraneità: i nostri interlocutori perlopiù sanno poco o nulla di lavoro autonomo, soprattutto di nuovo lavoro autonomo. Quando hanno specifiche competenze in tema di lavoro, esse riguardano il lavoro dipendente.”

    In un paese di pensionati, statali, bidelli e maestre sarebbe difficile che fosse il contrario…
    Dimenticavo i falsi invalidi

    31 Ott 2014
  5. Christian73

    Reply

    Grazie Anna, grazie Daniela e grazie ACTA. Anche se questi politici sono ignoranti (cioè coloro che ignorano), a forza di insistere forse capiranno qualcosa, o meglio si informeranno per legiferare in merito al lavoro autonomo e la gestione separata nello specifico. Renzi dice che il lavoro fisso non c’è più, ed allora istruisca i suoi affinché creino le condizioni per farci lavorare, pagare le tasse in modo equo ed avere un futuro al pari di tutti gli altri lavoratori.

    31 Ott 2014
  6. MAX

    Reply

    Però possono esistere anche autonomi con redditi bassi, e non per questo “finte partite iva”. Avendo redditi bassi non possono permettersi i beni ad uso promiscuo di cui dedurre una parte di costi. Ciò comporta la devastazione del loro reddito causa contributi INPS e prelievo IRPEF, di gran lunga superiore a quello dei dipendenti.
    Per questi autonomi la forfettizzazione del reddito attraverso i coefficienti di redditività sarebbe una buona cosa, in quanto mira a creare una fascia esentata da ogni prelievo tributario , compresi i contributi INPS, e questa è una novità che secondo me va nella giusta direzione.
    Certo la cosa migliore per i piccoli autonomi sarebbe un sistema tributario come quello dei dipendenti.

    2 Nov 2014
  7. Francesco

    Reply

    @MAX, “Per questi autonomi la forfettizzazione del reddito attraverso i coefficienti di redditività sarebbe una buona cosa, in quanto mira a creare una fascia esentata da ogni prelievo tributario , compresi i contributi INPS”, potresti riportare qui fonti e link della tua testimonianza?

    2 Nov 2014
  8. MAX

    Reply

    Per Francesco. Ti posso dire che è ciò che si deduce dal DDL stabilità.
    Sul fatturato si applicano i coefficienti di redditività. In tal modo si individua il reddito imponibile (quindi anche imponibile previdenziale). Da questo deduci i contributi versati (purtroppo per gli autonomi continua il meccanismo penalizzante di acconti e saldi, mentre sarebbe meglio versare di mese in mese oppure ogni due mesi) e su ciò che si ottiene si applica l’imposta sostitutiva.
    Devi cercare il DDL stabilità in Internet.
    Io non credo sia il meglio del meglio per chi ha fatturati marginali e dunque non può permettersi i beni ad usi promiscuo, perché il miglior sostegno sarebbe applicare le deduzioni e le detrazioni dei dipendenti, come diceva Anna Soru. Ma credo sia meglio di adesso.
    Secondo me dovrebbero essere aumentati i limiti di fatturato, bloccati gli aumenti INPS, procedendo ad una graduale diminuzione per allinearli a quelli di artigiani e commercianti…..

    2 Nov 2014
  9. Alliandre

    Reply

    E basta con ‘sti accidenti di vincoli di bilancio, Damiano si muova e restituisca il maltolto.

    2 Nov 2014
  10. Francesco

    Reply

    @MAX, attendo la versione ufficiale del ddl, per ora ho trovato questo, in fondo c’è un’mmagine di confronto con l’attuale regime:

    http://www.studioconverso.it/2014/10/20/minimi-cosa-cambia-dal-2015/

    (fonte il sole 24 ore), da cui si deduce che anche per professionisti nel regime dei minimi che hanno ricavi inferiori a 15.000 euro, viene applicata l’aliquota del 15% (nell’esempio è ridotta di un terzo per l’architetto, ipotizzando di aprire una nuova attività, ma trascorsi i 3 anni si porterà al 15%, per informazioni cercare sul sito de il sole 24 ore).
    Senza tener conto dello sconto triennale su menzionato, si avranno a regime le seguenti aliquote di tassazione:

    15%(Irpef)+33,72%(Gestione Separata INPS) + 100% acconti relativi per l’anno successivo
    (Irpef+Gestione Separata INPS)

    Se il ddl resterà così, oggettivamente direi che non ci sono benefici.

    3 Nov 2014
  11. MAX

    Reply

    @Francesco. Non guardare i link. Devi trovare il DDL
    download.repubblica.it/pdf/2014/politica/def2014 stabilità
    Scarica il testo.
    Il regime è migliorativo rispetto al presente per chi non ha beni strumentali né significativi beni ad uso promiscuo.
    Tutto è migliorabile comunque, e credo che l’idea migliore sia sempre quella di Anna Soru. Per chi ha uno studio io proporrei di poter optare per la deducibilità dei costi effettivamente sostenuti per lo studio, se pur conveniente.
    Comunque leggi il DDL. In Internet c’è chi purtroppo da informazioni distorte.

    4 Nov 2014
  12. Serena

    Reply

    Leggo con profonda tristezza e grande stupore che chi legifera non è informato sulla realtà italiana odierna. La vita reale è fatta di persone che lottano e si disperano e chi legifera a volte ne ignora quasi l’esistenza? Possibile? Ma se questa realtà lavorativa, insieme a quella dei parasubordinati, riguarda quasi la totalità dei giovani!!!! Che sono o disoccupati oppure occupati senza assunzione??? Com’è possibile che in una situazione di grande crisi non solo economica ma anche e anzi soprattutto SOCIALE E CULTURALE siamo governati da persone che non si premurano nemmeno di andare fra la gente a capire quali sono i reali problemi del reale paese???
    Non ne usciremo mai fino a che nel Palazzo ci saranno queste persone.

    9 Nov 2014

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ACTA per la prima volta alla Commissione lavoro alla Camera

di Anna Soru tempo di lettura: 3 min
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