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E' corretto il calcolo INPS dell'indennità di maternità?

5 Giugno 2013 Maternità, Vita da freelance

Riceviamo dalla nostra socia Elena Merico e pubblichiamo.

Il 21 maggio la mia piccola Adele ha compiuto un anno, ma io non ho ancora ottenuto per intero la mia indennità di maternità.
Non perchè la legge non mi tuteli in quanto lavoratrice e mamma, ma perchè gli Enti Pubblici e l’INPS in primis mettono in pratica un’interpretazione tutta loro della legge, a sfavore ovviamente di noi lavoratrici.

Ne avevo già parlato nel mio post “Il percorso ad ostacoli per accedere all’indennità di maternità” ma adesso che ho di nuovo un po’ più di forze e tempo da spendere ho deciso di approfondire la questione della probabile illegittimità del calcolo in base al quale l’INPS esegue il pagamento del congedo di maternità per le lavoratrici iscritte alle gestione separata.

La questione mi è ritornata in mente l’altro giorno parlando con una mia amica, incinta e iscritta alla gestione.

Secondo quello che avevo appurato dalle mie ricerche precedenti, la legge quadro sulla maternità (Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151) indicava come periodo di riferimento per il calcolo, il reddito maturato due anni prima rispetto a quello in cui cade il periodo indennizzabile: in questo modo infatti una lavoratrice può fare fede ad un modello UNICO già pronto, non deve aspettare il saldo nell’anno successivo e sopratutto il calcolo avviene su un anno di lavoro “pieno” e regolare.

Attualmente, invece, il riferimento riguarda i 12 mesi precedenti, di cui di solito, a parte rari casi, una parte cade nell’anno di nascita e una parte nell’anno precedente. Tenendo conto che il reddito prodotto nell’anno di nascita non è mai tanto alto per una lavoratrice mamma (tra congedo e difficoltà a riprendere il ritmo pieno) anche l’ammontare del congedo sarà più basso.

Il punto della questione che non mi è chiaro è che la modifica del periodo di riferimento è avvenuto con un decreto amministrativo che, sempre secondo quanto ne so io, non potrebbe affermare qualcosa di diverso riguardo al decreto legislativo, in questo caso la legge quadro.

Pur non essendo laureata in legge, nè un’esperta del settore, mi sembra che qualcosa non quadri, o forse mi sbaglio ma mi piacerebbe vederci chiaro, visti anche i pregressi dell’INPS.

Per una migliore comprensione riporto di segui gli estratti dei due testi legislativi a cui mi riferisco:

Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151

Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53

Art. 70.
Indennità di maternità per le libere professioniste
(legge 11 dicembre 1990, n. 379, art. 1)

Alle libere professioniste, iscritte a una cassa di previdenza e assistenza di cui alla tabella D allegata al presente testo unico, è corrisposta un’indennità di maternità per i due mesi antecedenti la data del parto e i tre mesi successivi alla stessa.
2. L’indennità di cui al comma 1 viene corrisposta in misura pari all’80 per cento di cinque dodicesimi del reddito percepito e denunciato ai fini fiscali dalla libera professionista nel secondo anno precedente a quello della domanda.
3. In ogni caso l’indennità di cui al comma 1 non può essere inferiore a cinque mensilità di retribuzione calcolata nella misura pari all’80 per cento del salario minimo giornaliero stabilito dall’articolo 1 del decreto-legge 29 luglio 1981, n. 402, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 settembre 1981, n. 537, e successive modificazioni, nella misura risultante, per la qualifica di impiegato, dalla tabella A e dai successivi decreti ministeriali di cui al secondo comma del medesimo articolo.

Decreto 4 aprile 2002
Attuazione dell’art. 80, comma 12, della legge 23 dicembre 2000, n. 388. Tutela relativa alla maternità ed agli assegni al nucleo familiare per gli iscritti alla gestione separata di cui all’art. 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335.

Art. 4.

Misura dell’indennità e modalità di erogazione

  1. L’indennità di cui agli articoli precedenti e’ determinata per ciascuna giornata del periodo indennizzabile in misura pari all’80 per cento di 1/365 del reddito, derivante da attività di collaborazione coordinata e continuativa o libero professionale, utile ai fini contributivi, per i dodici mesi precedenti l’inizio del periodo indennizzabile.

E voi cosa ne pensate?

Elena

Amministratore del Sistema

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9 Commenti

  1. Mimmo

    Reply

    Penso che sarebbe utilissimo che tu andassi in fondo: c’e’ un enorme bisogno di investigazioni come queste in molti settori della pubblica amministrazione (solo per fare un esempio, avrei sempre voluto avere il tempo e la facolta’ di dimostrare l’illegittimita’ o perlomeno l’ampia discrezionalita’ di varie “circolari intepretative” del MIUR dalle quali sono dipese scelte cruciali per la creazione o distruzione di classi e cattedre e la conseguente assunzione a tempo indeterminato o condanna ad ulteriore precariato di alcune persone piuttosto che di altre).

    5 Giu 2013
  2. Dario

    Reply

    Con una rapida verifica sul sito Normattiva (sito istituzonale che registra le vigenze dei testi di Legge) risulta che il D.M. 4 aprile 2012 non esiste come Legge vigente. Che sia stata abrogata? Il D.Lgs 151/2001 appare invece vivo e vegeto.. 🙂

    5 Giu 2013
  3. stefania

    Reply

    A giorni farò domanda attraverso un patronato, perchè l’accesso diretto come utente privata agli uffici inps mi è sembrato una delle fatiche di asterix.
    Per ora INPS, Patronato e anche il mio commercialista non mi sanno dire quanto percepirò, tutti rimandano a calcoli che farà l’INPS di riferimento.
    L’unica cosa che mi pare corretto fare (e che farò) è far domanda prima del parto, per guadagnare un po’ di tempo, anche se, come dici tu, il saldo verrà versato molto tardi. Ma intanto bisogna sopravvivere, se non altro per pagare le tasse del 2012!

    6 Giu 2013
  4. Elena

    Reply

    Si Mimmo bisogna approfondire queste situazioni…il tempo è sempre poco e come vedi io ho ripreso in mano la questione solo un anno dopo, ma meglio non lasciar correre! 😉 Trova leggi di riferimento e tutto il materiale che ti serve e tienilo da parte e poi cerca di capire chi può darti una mano. Magari pian pianino si ottiene qualcosa! Incrociamo le dita!

    9 Giu 2013
  5. Elena

    Reply

    Dario quello che scrivi potrebbe essere la svolta della questione: se così fosse infatti il calcolo dell’indennizzo da parte dell’INPS è davvero illegittimo! Grazie!

    9 Giu 2013
  6. Elena

    Reply

    Stefania ti capisco benissimo! Io ho passato gli ultimi 2 mesi e mezzo di gravidanza cercando di districarmi tra le (non) informazioni di commercialista, patronato ed INPS, per avere poi un’amara sopresa rispetto a quello che mi aspettavo.
    Se può esserti utile ti faccio un piccolo riassunto di come l’INPS calcola l’indennizzo partendo dai miei dati:

    Data presunta del parto
    fine maggio 2012

    Periodo di indennizzo
    5 mesi da fine aprile a fine settembre 2012 (ho lavorato fino all’ottavo)

    Periodo di riferimento
    12 mesi precedenti formati da periodo A: 4 mesi del 2012 (gennaio, febbraio, marzo, aprile) + periodo B: 8 mesi del 2011 da maggio a dicembre)

    Per ottenere la somma del periodo A quello del 2011 si prende il reddito inponibile del 2011 (per chiarirci la somma su cui ci paghi i contributi per l’INPS) e la dividi per i 12 mesi ottenendo il reddito di un mese; tale reddito ottenuto lo moltiplichi per 8 mesi (quelli di riferimento nel 2012) e calcoli l’80 %…in pratica una miseria…

    Per ottenere la somma del periodo B devi aspettare il modello Unico dell’anno successivo e fare lo stesso procedimento (considerando che il reddito successivo all’anno di nascita del piccolo è sempre molto basso e quindi si ottiene una miseria anche più misera…:-((

    Questo proprio per l’illegittimità di cui parlo nel mio post!

    Spero di esserti stata d’aiuto, se hai bisogno di altre informazioni, scrivi pure.
    A che mese sei? In bocca al lupo per il tuo cucciolo/a

    Elena

    9 Giu 2013
  7. Elena

    Reply

    Scusate la moltitudine dei post, ma mi sento di aggiungere anche che mi sembra ingiusto la normativa secondo cui noi libere professioniste abbiamo l’obbligo di astenerci dal lavoro durante la maternità (rischiando di perdere i clienti come è successo a me) alla stessa stregua delle dipendenti ma poi non abbiamo gli stessi loro diritti di avere mensilmente l’indennizzo anzi bisogna aspettare addirittura l’anno successivo per il saldo!

    Buona fine domenica a tutti!

    Elena

    9 Giu 2013
  8. Elena

    Reply

    Ciao a tutti,
    anche io sono una libera professionista iscritta alla gestione separata,tra poco dovrò pagare l’acconto del 2013 ma nel frattempo non fatturo da giugno 2013, in quanto purtroppo sono dovuta andare in maternità a rischio a causa di 2 minacce d’aborto.Sono entrata in maternità obbligatoria il 17 settembre (la data presunta parto è il 17 novembre).
    La mia paura (e nè il commercialista nè l’inps mi ha saputo rispondere) è che per la maternità obbligatoria (i 5 mesi, 2 prima e 3 dopo il parto)vengano conteggiati i 12 mesi prima e quindi tra di essi giugno-luglio-agosto-settembre in cui ero in maternità anticipata ossia 4 mesi in cui teoricamente dovrei percepire il 30% del fatturato dell’anno precedente…cioè una miseria.
    Inoltre la mia commercialista non ha ancora presentato all’inps la domanda per la maternità obbligatoria,insistendo nel dire che mi serve il codice fiscale del bimbo per inoltrare la domanda,io però ho letto su vari documenti che la domanda si presenta pochi giorni prima di entrare in maternità obbligatoria (ossia 17 settembre 2013).
    A questo si aggiunge il fatto che qui leggo che per ricevere i soldi si aspetta anche un anno…so solo che il 17 Febbraio ritornerò a lavorare,dovrei mandare il bimbo all’ asilo nido, ma a questi punti non so neanche se avrò la possibilità di pagare la retta…

    8 Nov 2013
  9. Sara mokastyle

    Reply

    Buongiorno a tutti!

    risollevo la questione perchè ho bisogno di un po’ di chiarezza (posto il fatto che ho deciso di andare a chiedere direttamente all’INPS perchè nè il commercialista nè il patronato hanno saputo aiutarmi finora).

    Dubbi e incongruenze: ci sono fonti che dicono che il conteggio va fatto sul secondo anno precedente a quello della domanda (quindi anno pieno), e altre fonti dicono che è calcolato nell’anno in corso, quindi nel mio caso (nascita a gennaio) a cavallo tra il 2013 e il 2014 (oltretutto è proprio il periodo incriminato in cui si fattura meno essendo in maternità, e il calcolo fatto su questo, va da sè che diminuisce l’imponibile!), e poi come si fa ad attestare il reddito? bisogna aspettare di fare la dichiarazione del 2014? e quindi i soldi spettanti li vedrò dopo il 2014? Alcune fonti, tra cui l’inps stessa dicono che noi della gestione separata abbiamo l’obbligo della astensione, quindi non possiamo fatturare in tale periodo, le lavoratrici autonome come commercianti e artigiane invece non hanno obbligo dell’astensione. Inoltre mi pare siano stati inseriti dei nimimali, quindi bisogna aver versato all’inps almeno un minimo, per l’anno di riferimento, per poter veder accettata la domanda, ma questi minimali non si sanno ancora, nè il commercialista nè il patronato hanno saputo dirmi qualcosa. Però al patronato mi hanno detto che oltre a questa domanda posso fare richiesta di assegno di maternità (sia allo stato che al comune) entro sei mesi dalla data del parto.

    Se avete delle info più aggiornate in merito, mi farebbe piacere confrontarmi.

    Grazie.

    Sara

    13 Nov 2013

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E' corretto il calcolo INPS dell'indennità di maternità?

di Amministratore del Sistema tempo di lettura: 3 min
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