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Malattia domiciliare e congedi parentali anche per i liberi professionisti

8 Aprile 2013 Lavoro, Malattia, Maternità, News

Pubblichiamo un’intervista di Barbara Imbergamo a Samanta Boni a commento del recente adeguamento dell’INPS a seguito della petizione di ACTA.

Barbara: Il sito dell’Inps è stato finalmente aggiornato. Anche i liberi professionisti ora hanno la possibilità di richiedere indennità di malattia domiciliare e congedo parentale (ovvero maternità facoltativa). Ci racconti brevemente cosa significa?

Samanta: Fino alla fine del 2011 i liberi professionisti, non avevano diritto alla malattia domiciliare né alla maternità facoltativa, ma solamente all’indennità per degenza ospedaliera e alla maternità obbligatoria (5 mesi), a differenza di tutti gli altri lavoratori iscritti alla Gestione Separata, come cocopro e altri parasubordinati che già ne godevano, pur pagando la stessa percentuale di contributi destinati alla copertura di queste tutele. Col decreto Salva Italia del governo Monti è stato stabilito che dal 1° gennaio 2012 anche i liberi professionisti iscritti alla gestione separata avessero diritto a queste indennità, ma, di fatto, fino ad ora la modulistica e le procedure dell’Inps non erano state aggiornate. Potevano fare richiesta i cocopro e i titolari di assegni di ricerca ma non i liberi professionisti. Per più di un anno l’INPS ha negato contro legge due diritti sacrosanti di noi professionisti. In data 28/03 i moduli sono stati aggiornati, così come il sistema online che ora, finalmente, prevede anche la nostra categoria. Restano fuori, invece, i professionisti che hanno un’altra copertura previdenziale e che non versano lo 0,72%, come i pensionati e gli iscritti a due casse per esempio alla gestione separata e alla gestione commercianti – come ad esempio i soci amministratori di srl – loro non sono compresi.

Barbara: Si tratta di una vittoria su un tema su cui ACTA si è molto impegnata. Cosa ha fatto ACTA per spingere in questo senso?

Samanta: Quando ci siamo resi conto che da più di un anno l’INPS faceva orecchie da mercante, a fine gennaio 2013 abbiamo lanciato una petizione per raccogliere più firme possibili da presentare allo stesso istituto per chiedere che riconoscesse quanto la legge ci aveva accordato dal 1° gennaio 2012. In un mese abbiamo raccolto circa 1.000 firme che abbiamo poi inviato tramite PEC alle direzioni regionali dell’INPS in tutta Italia. In un paio di giorni le varie direzioni ci hanno risposto con lo stesso messaggio in linguaggio burocratese dicendo che stavano attendendo chiarimenti dal Ministero del Lavoro e che avrebbero emesso una nuova circolare in merito. Abbiamo continuato a far pressione via e-mail e via telefono. Finché a fine febbraio l’INPS ha aggiornato il proprio sito segnalando che il congedo parentale spettava anche alle libere professioniste. La parte sulla malattia rimaneva però invariata alla situazione pre-Decreto SalvaItalia. Abbiamo continuato a denunciare questa grave iniquità e a monitorare l’aggiornamento del sito e del sistema di acquisizione delle domande online, finché un giornalista del Sole 24 Ore, Matteo Prioschi, ci ha contattati segnalandoci la pubblicazione in data 26/3 di una circolare con gli importi delle varie indennità, in cui si faceva  espressamente riferimento anche ai liberi professionisti, riconoscendoli di fatto come aventi diritto di malattia domiciliare e congedi parentali. Nonostante la circolare, il sistema e la modulistica online erano ancora obsoleti e il giornalista, dopo la nostra testimonianza, denuncia la situazione sul Sole 24 Ore. Dopo 2 soli giorni dalla pubblicazione dell’articolo, l’INPS ha caricato sul proprio sito i nuovi moduli e aggiornato il sistema online che ora prevede anche la nostra categoria tra quelle selezionabili per l’invio della domanda. Ci è voluto molto, ma grazie alle nostre continue pressioni, l’INPS si è finalmente adeguata alla normativa.

Barbara: L’indennità è calcolata in base al reddito. Puoi farci un esempio?

Samanta: Così come la maternità obbligatoria, la maternità facoltativa è calcolata in base al reddito medio di riferimento, calcolato sui 12 mesi precedenti l’inizio del congedo. L’indennità erogata corrisponde al 30% di 1/365 del reddito derivante da attività di lavoro autonomo, percepito negli stessi dodici mesi presi a riferimento per l’accertamento del requisito contributivo, per un massimo di 3 mesi (e non 6 come per i dipendenti) entro il primo anno di età del bambino (e non entro i 3 anni di età come per i dipendenti). Un’altra differenza – e un’altra iniquità – rispetto ai dipendenti è che i congedi parentali sono riservati solo alle madri lavoratrici. I padri possono usufruirne solo in casi molto gravi, ad esempio se la madre è morta o le è stato tolto l’affidamento.

L’indennità di malattia domiciliare dipende invece da quante mensilità di contribuzione sono state accreditate nei 12 mesi precedenti, potrà variare da 10,85 a 21,71 euro giornaliere, esattamente la metà di quanto previsto per la degenza ospedaliera.

Barbra: Qual è la procedura esatta da seguire per fare richiesta?

Samanta: Sul nostro sito nella sezione DOMANDE E RISPOSTE dedicate a malattia e maternità sono indicate le due procedure possibili, una delle quali prevede di presentare fisicamente la  domanda allo sportello INPS di competenza e l’altra invece tramite i servizi online.

È importante ricordare che la domanda di malattia domiciliare deve essere effettuata entro il giorno successivo all’inizio dell’entrata in malattia e che il medico invii il certificato telematicamente all’INPS.

Barbara: A questo punto pensi che tutto filerà liscio?

Samanta: Me lo auguro. Certo l’INPS non ha dato risalto alla notizia. Non ci risulta sia stata pubblicata una circolare ad hoc, a parte quella in cui vengono comunicati gli importi per il 2013. Comunque noi staremo all’erta e verificheremo che l’INPS paghi effettivamente le indennità dovute e che anche le domande rifiutate per il mancato aggiornamento del sistema vengano prese di nuovo in considerazione e vengano liquidate correttamente, anche se con enorme ritardo. Per questo invitiamo tutti i nostri soci e in generale tutti i professionisti iscritti alla Gestione Separata a presentare domanda laddove ne abbiano i requisiti e a insistere per ottenere ciò che spetta loro di diritto e a segnalarci eventuali anomalie.

Barbara: Infine, pensi che gli iscritti alla gestione separata sappiano di questa nuova legge?

Samanta: Ne dubito. Purtroppo c’è ancora molta confusione e disinformazione sugli argomenti che ci riguardano. Per iniziare manderemo una mail a tutti i soci ACTA per informarli di queste importanti novità e continueremo a tenere aggiornate le sezioni del nostro sito dedicate a Maternità e Malattia.

Amministratore del Sistema

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