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Diritti universali o solo per i lavoratori standard?

29 Novembre 2011 Eventi, Lavoro, News

Sabato 26 novembre presso l’ Università di Milano si è tenuto il convegno “Precarietà e lavoro della conoscenza: proposte a confronto“ organizzato da Flc-Cgil. I lavori sono stati articolati in due parti: relazioni di esponenti del mondo universitario, giornalistico e politico sul tema “Comprendere il capitalismo cognitivo” al mattino, interventi di presentazione e proposta da parte del sindacato e dei rappresentanti delle associazioni e reti di lavoratori della conoscenza al pomeriggio.
Acta ha avuto il suo spazio di intervento, in un contesto alquanto eterogeneo sebbene unito sotto l’insegna del lavoro della conoscenza (Consulta lavoro professionale Cgil, Organizzazione Mayday, Coordinamento nazionale Precari Università, Movimento scuola precaria, Slc-Cgil Milano, Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea, Associazione nazionale per la tutela dei lavoratori over 40, Rete dei Redattori precari, Precari degli Enti di ricerca, Flc-Cgil).
Tutti i relatori hanno portato punti di vista molto diversi tra loro e questo ha tenuto molto alta l’attenzione di una platea comunque meno folta rispetto ai lavori della mattinata.
Tuttavia, si è evidenziata anche in tale contesto di riflessione, e perfettamente riconoscibile, la dualità tra le posizioni di chi opera dentro il maggiore sindacato italiano difendendo posizioni sicuramente obsolete, a confronto con la posizione di chi opera in quel variegato mondo dei professionisti della conoscenza che si è andato a delineare negli ultimi vent’anni. Questi ultimi, pur nelle loro particolarità, convergono nella stessa direzione di richiesta di diritti universali e di welfare come contesto imprescindibile ad esprimere la propria libertà di scegliere il lavoro, sia esso autonomo o dipendente.
Viceversa, i rappresentanti sindacali della CGIL insistono nella loro visione di ricondurre tutto al lavoro standard (dipendente, a tempo indeterminato, tutelato dall’art. 18) agendo sulla leva dei costi per i datori di lavoro, ravvisando inoltre come panacea l’incremento dimensionale delle imprese italiane.
Ma di quale realtà e mondo del lavoro stiamo parlando?

Il segretario generale SLC-Cgil si è detto esterrefatto dalla rivendicazione orgogliosa della partita IVA che aveva letto nel mio intervento, perché è come se nel suo punto di vista valesse solo il principio della lotta alle false partite IVA dei lavoratori di fatto parasubordinati. Ben venga, noi autonomi “forzati” della Gestione Separata INPS lo conosciamo bene il danno che ci è derivato dall’unificazione nella stessa cassa previdenziale con i lavoratori parasubordinati, ci stiamo preparando a versare ormai quasi il 28% del nostro reddito all’INPS senza alcuna possibilità di rivalerci sui nostri clienti degli aumenti subiti (e con i problemi di equità del sistema che più volte ACTA ha messo in luce).
Ma le vere partite IVA dei freelancers quando cominceranno a prenderle in considerazione? Perché per questi signori il nostro mondo del lavoro rimane ancora così inaccettabile, e sentono invece il bisogno di esprimersi solo in termini di “padroni” e “lavoratori ricattabili”?
Confidando che occasioni di condivisione delle diverse prospettive del variegato mondo del lavoro della conoscenza, come quella di sabato scorso, producano ulteriori riflessioni.

Marialuisa Di Bella

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3 Commenti

  1. barbara

    Reply

    Bravissima. Sono Socia Acta da poco ma mi sento finalmente “a casa”. La posizione Acta è veramente ancora del tutto misconosciuta e volontariamente negata da tanti che guardano il mondo con lenti veramente molto vecchie. Un caro saluto Barbara

    29 Nov 2011
  2. Anonimo codardo

    Reply

    Lodevole ma parlare con i sindacati è (secondo me) perfettamente inutile. Si può forse avere consenso e comprensione di qualche funzionario illuminato ma la testa l’avranno sempre e solo lì: lavoratori non specializzati della grande impresa. Tutto il resto per loro non conta a causa della loro mentalità da 18esimo secolo: quando introdussero la porcata dei co.co.pro (perché di porcata si tratta, per come sono stati implementati) mi piacerebbe sapere: dove erano? Quando introdussero il ‘mercato del lavoro’ che ha avvallato la porcata dei mille subappalti con paghe da fame per gli ultimi della catena (i lavoratori) dove erano ? Questi sindacati fanno più male che bene e la cosa preoccupante è che loro sono realmente convinti di difendere i diritti dei lavoratori.

    30 Nov 2011
  3. solo doveri nessun diritto

    Reply

    ….avranno parlato anche del “diritto” di ammalarsi o di essere ricoverati ed operati d’urgenza perdendo ogni singolo giorno post-operatorio di lavoro?…..mi piacerebbe saperlo. perchè mi è appena successo un ricovero e una operazione d’urgenza e il mio medico mi ha vietato di ricominciare il mio lavoro finto-freelance perdendo ogni singolo giorno di lavoro, rimettendoci i soldi per la trasferta (visto che o accettavo la trasferta o non lavoravo)….

    12 Dic 2011

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Diritti universali o solo per i lavoratori standard?

di Marialuisa Di Bella tempo di lettura: 2 min
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